Roma: ripartire dall’economia sostenibile per una smart city leader mondiale – Gianluca Santilli
Forse è un caso, ma il Club di Roma, nato nel 1968, per primo al mondo evidenziò l’importanza di studiare i cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l’umanità si sarebbe trovata ad affrontare, analizzandoli in un contesto mondiale e ricercando soluzioni alternative nei diversi scenari possibili.
Quel cenacolo di pensatori fu fondato nell’aprile del 1968 da Aurelio Peccei, imprenditore italiano e da Alexander King, scienziato scozzese, assieme a premi Nobel, leader politici ed intellettuali.
Il nome è legato alla prima riunione che si svolse proprio a Roma, presso la sede dell’Accademia dei Lincei.
Roma fu dunque pioniera della visione ecosostenibile che oggi è divenuta il megatrend attorno al quale si stanno sviluppando la quasi totalità dei cambiamenti del mondo e che sono parte integrante dell’agenda 2030 dell’ONU con i suoi 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile
e del discorso di insediamento, quale Presidente della Commissione UE, di Ursula von der Leyen, nel quale il termine “sostenibile” compare dodici volte con numerose proposte riconducibili ai 17 Obiettivi dell’ONU.
L’Europa dovrà essere il primo continente neutrale dal punto di vista climatico sulla base di un European Green Deal (Patto verde europeo) che guardi anche alle problematiche di una transizione energetica dal punto di vista sociale.
Purtroppo politica, cultura, imprenditoria e la stessa opinione pubblica non diedero alcun seguito a quella grande intuizione ed oggi Roma è considerata ai margini quando su questi temi.
Se si vuole anche solo ipotizzare una soluzione per far ripartire la nostra città, è ineludibile utilizzare la chiave dell’economia sostenibile per farne una smart city in grado di competere o per lo meno allinearsi alle grandi metropoli mondiali.
Entro il 2030 il PIL sarà prodotto per il 70/75% dalla popolazione residente nelle megalopoli che se non saranno smart verranno abbandonate.
Queste megalopoli avranno anche decine di milioni di abitanti e già ora ne abbiamo vari esempi a cominciare da quelle cinesi ma non solo.
Caratteristiche principali delle smart cities sono l’efficienza della mobilità, della logistica, dei quartieri soprattutto periferici e dei servizi.
Una multinazionale, che pure assai volentieri strutturerebbe la sua sede italiana a Roma, non lo fa perché quelle caratteristiche sono totalmente assenti dalla nostra città, considerata tra le peggiori al mondo per qualità della vita ed efficienza.
La “Grande Bellezza” di Roma non solo non basta ma è forse tra i principali vizi della città che si adagia da tanti, troppi anni, su questa concezione quasi da sola bastasse per attrarre imprenditoria, turismo, ricchezza.
La recente normativa sulla de-fiscalizzazione dei redditi dei grandi ricchi potrebbe rappresentare, da sola, una grande opportunità per Roma ma questi potenziali residenti vengono scoraggiati dalle inefficienze che conosciamo.
E’ intuibile la perdita non solo di potenzialità ma anche di flussi finanziari e di rilevanza che Roma subisce.
Eppure basterebbe davvero poco per iniziare a cambiare il volto di Roma favorendone sostenibilità e di conseguenza qualità della vita.
Partiamo dalla mobilità che oggi ci rende secondi per caos al mondo solo a Bogotà.
Vanno immediatamente individuate le aree per realizzare parcheggi di scambio nei quali lasciare l’auto privata (semprechè sia davvero necessario utilizzarla) per poi muoversi grazie a sistemi avanzati di intermodalità del trasporto (treno, metro, mezzi elettrici, bike e car-sharing anch’essi elettrici, ecc.) grazie ai quali spostarsi molto rapidamente.
Valorizzazione in particolare della e-bike, mezzo ideale per muoversi senza la necessità di avere una qualche preparazione fisica che grazie alla pedalata, anche se assistita, favorisce prevenzione e salute oltre alla assoluta sostenibilità ed economia di questo mezzo di trasporto.
Dovranno altresì essere allestite isole pedonali sulla falsariga di quanto fatto a Parigi.
Ma, soprattutto, si dovranno valorizzare in chiave smart mobility gli spazi verdi.
Roma è la città più verde in Europa ed i suoi parchi, oltre che meravigliosi, anche se attualmente in stato di vergognoso degrado, sono al centro della città. Renderli ciclo-pedonali ed illuminati favorirebbe enormemente il loro sfruttamento, garantirebbe piena sicurezza, offrirebbe straordinari contesti, anche ludici e potrebbe garantire, collegandoli tra loro con tratti di ciclovie sicure, di spostarsi per Roma senza alcun rischio e con grande piacevolezza, divenendo anche un’attrattiva turistica attorno alla quale potrebbero nascere molteplici iniziative imprenditoriali.
Di recente una zona paludosa di Brooklyn è stata trasformata nel più grande parco cittadino. Lo Shirley Chisholm State Park, divenuto una vera e propria attrattiva di New York.
Sarebbe inoltre sufficiente sistemare le ciclabili esistenti, eliminando la pericolosa promiscuità bici/pedoni, per avere una rete dalla quale partire.
Alcuni di questi progetti sono già stati realizzati dall’Osservatorio Bikeconomy in collaborazione con la facoltà di urbanistica di Roma 3 ed è quindi agevole poterli sviluppare.
Mettendo seriamente mano alla mobilità in chiave sostenibile, si potrebbe anche rilanciare il commercio, in specie quello al centro della città, oggi schiacciato da centri commerciali, mini market, ecc.
A New York, grazie ai 620 km di ciclabili realizzate dal Sindaco Bloomberg, il fatturato dei negozi è aumentato sino al 49%.
Non a caso Londra investe oltre 300 mln per la mobilità smart (ricavati dalla tassa fatta pagare alle auto che entrano in città – “congestion charge”), Parigi sta radicalmente mutando il suo assetto, Oslo ha interamente chiuso l’accesso alle auto, incluse quelle elettriche, ecc.
I soli risparmi per prevenzione e patologie varie è di decine di milioni ai quali si aggiungono i vantaggi per clima, ambiente e, soprattutto, qualità della vita ed attrazione di investimenti.
La stessa tangenziale, che si è deciso di abbattere, poteva essere tramutata in ciclovia verde, come fatto a New York su una linea in disuso della metropolitana, riqualificando una zona assai degradata. Altro indice di incompetenza assai grave, visti anche i costi ed i disagi da sopportare per la demolizione.
Oltre alla mobilità smart si dovrebbe agire su un recupero, anch’esso improntato alla sostenibilità, delle periferie, bacino enorme di triste degrado, attuando una riqualificazione urbanistica attenta e mirata e vanno posti in essere piani di attrazione di investimenti immobiliari internazionali per favorire un rilancio convinto del tessuto terziario oggi assai depresso.
L’esempio di Milano, che ha mirabilmente sfruttato un evento quale l’Expo può essere senz’altro utile da seguire.
E’ fondamentale che l’Amministrazione di Roma e della Città Metropolitana si attrezzino al più presto per definire strategie credibili di sviluppo sostenibile così da utilizzare al meglio i fondi comunitari per l’innovazione, la coesione, ecc., come sarebbe importante che i rappresentanti del mondo economico si preparino all’inevitabile trasformazione verso l’economia circolare e sostenibile, anche per utilizzare al meglio i tanti strumenti che le politiche europee metteranno a disposizione per finanziare questa ineluttabile transizione.
Gianluca Santilli