IL GOVERNO DELLA CITTA’ MASTERCLASS DOTT SSA LINDA LANZILLOTTA
IL GOVERNO DELLA CITTA’ MASTERCLASS DOTT SSA LINDA LANZILLOTTA
LA DOTT.SSA LINDA LANZILLOTTA APPROFONDISCE LE PROBLEMATICHE CHE NASCONO NEL GOVERNARE UNA CAPITALE ERRORI E NECESSITA’ DI CAMBIAMENTI
LE PROSPETTIVE DI ROMA
dell’ON. Linda Lanzillotta
Parlare delle prospettive di Roma, del suo futuro economico e delle risorse pubbliche (ma anche private) necessarie e/o disponibili per renderla una capitale moderna, ricca
di infrastrutture materiali e immateriali, organizzata grazie a servizi efficienti, attrattiva per la qualità della vita che vi si svolge, sarebbe stato difficile prima della crisi del Corona virus ed è ancora più difficile farlo durante questa crisi di cui si ignora ancora l’esito e i molteplici effetti. Difficile come per il resto dell’Italia e del mondo cui almeno una parte dell’economia romana è fortemente connessa e dipendente. Alcuni fattori cardine del PIL romano sono infatti legati a flussi globali: turismo, cultura, cristianità, relazioni internazionali.
Su come immaginare il futuro ritorneremo ma, innanzi tutto, è necessario capire la Roma di prima, la sua situazione economica e sociale, le sue difficoltà più drammatiche: quelle di carattere strutturale che hanno radici storiche e quelle più recenti che si sono manifestate e progressivamente aggravate negli ultimi dieci/quindici.
Dunque sarà utile innanzi tutto un rapido excursus storico sulla Roma moderna dall’Unità ad oggi, sulla sua mancata industrializzazione, sulla espansione urbana della città che ha condizionato in senso negativo la crescita e la configurazione dei servizi pubblici, sulle difficoltà di sviluppo di una rete infrastrutturale all’altezza di una grande area metropolitana, sui tentativi di alcuni grandi sindaci che, nel ‘900, hanno cercato di orientare e modernizzare il sistema urbano e le vocazioni economiche di Roma.
Una città che, aldilà dei tentativi realizzati nel dopoguerra in alcuni cluster – Tiburtina, area Sud verso Pomezia – , non ha mai visto lo sviluppo del sistema industriale e, di conseguenza, anche della cultura propria del capitalismo moderno. Mancanza che, a detta di molti analisti, ha anche determinato l’assenza di dinamismo della società romana . La struttura economica della città si è sviluppata intorno alle funzioni burocratiche dello Stato e alla rendita fondiaria . Anche la grande industria di Stato sviluppatasi nel Novecento , soprattutto a partire dagli anni Sessanta, ha visto a Roma la localizzazione dei centri direzionali piuttosto che degli stabilimenti produttivi.
Da questa struttura sociale sono probabilmente dipese alcune caratteristiche che non hanno aiutato la crescita di una città vivace e dotata di alto spirito di comunità. E questo spirito ha dominato anche il governo di Roma che, salvo poche eccezioni che possiamo individuare nelle sindacature di Nathan, di Petroselli e di Rutelli, è stato carente e altamente insoddisfacente.
Negli ultimi decenni, specie a partire dalla crisi finanziaria dei primi anni Novanta del secolo scorso, Roma ha sofferto del ridimensionamento degli apparati pubblici, del decentramento di funzioni a Regioni e Comuni, del processo di privatizzazione delle società a partecipazione statale che hanno spesso comportato lo spostamento anche degli head quarters.
Di conseguenza gli ultimi decenni hanno visto divenire sempre più centrali le attività legate al turismo, alla cultura, ai flussi connessi alla funzione di capitale e di centro della cristianità . Ciononostante Roma ha continuato ad attrarre meno turisti di altre capitali europee .
Ma Roma, la costruzione di una grande e moderna capitale , non è mai stata al centro dell’agenda di governo e, anzi, negli ultimi 25 anni è stata delegittimata e impoverita dalla spinta verso un assetto federale che, come oggi possiamo osservare, non ha prodotto più efficienza ma spesso è stata soprattutto funzionale al decentramento nella gestione di potere e di risorse pubbliche. Roma , nonostante il riconoscimento del suo ruolo nella Costituzione , avvenuto nel 2000, non ha conquistato maggiore forza. Tutt’altro. La nuova governance non si è tradotta nella capacità di programmare in autonomia le reti metropolitane né di avere finanziamenti ad hoc.
Tutto questo si è ripercosso inevitabilmente nell’ulteriore aggravamento della situazione finanziaria della Capitale. Deficit strutturali determinati storicamente dalla gestione del sistema di trasporto – sottofinanziato e privo, a causa del dispersione territoriale del servizio, di un accettabile rapporto tra costi e ricavi – sono stati drammaticamente aggravati a partire dalla gestione Alemanno durante la quale clientelismo, corruzione e malavita organizzata hanno divorato le aziende comunali AMA e ATAC.
Sarà utile qualche approfondimento sulla struttura dei bilanci, sui principali fattori di entrata e di spesa e sui fattori che il bilancio di Roma protrebbe forse ancora utilizzare per fare da leva ad alcuni settori economici della Capitale.
Ma alcune prospettive che finora erano sembrate poter rappresentare delle linee di lavoro per tentare di rialzare il futuro di una Roma degradata, senza trasporti, senza pulizia, senza gestione di rifiuti, con strade piene di buche e parchi privi di manutenzione , una Roma priva ormai della possibilità di competere con altre capitali per attrarre investimenti e risorse umane, oggi e domani, con e dopo il corona virus possono essere ancora valide? O a cosa bisognerà invece pensare. La vita delle città è destinata a cambiare profondamente anche perché scienziati e futurologi ci dicono che altre pandemie si diffonderanno perché la loro origine ultima è nel cambiamento climatico e la rottura dell’ecosistema in cui vivevano gli animali. Ci dovremo quindi attrezzare e organizzare di conseguenza.
Dunque, dovremo articolare l’area metropolitana in piccoli distretti, trasformare finalmente i municipi in comuni autonomi, i trasporti dovranno essere sempre più locali? E smart working, smart education come modificheranno il fabbisogno di abitazioni e degli attuali luoghi di vita collettiva? Dobbiamo pensarlo ora perchè la ricostruzione inizierà presto e occorrerà un’idea di nuova capitale e un progetto su cui far convergere parte delle risorse europee e nazionali che finanzieranno il dopo Covid 19.
Struttura urbana, economia, risorse pubbliche, aziende di servizio a Roma più che altrove vanno ripensate insieme per fare , come spesso si dice ma non sempre si fa, di questa crisi un’opportunità.
Condizione sine qua non sarà comunque che ci sia una classe dirigente all’altezza del compito come a Roma è avvenuto nei grandi momenti di cambiamento.