VILLA ADA VERSUS PISTA CICLABILE ? GIANLUCA SANTILLI
Villa Ada e gli ambientalisti disambientati?
Villa Ada è uno dei più bei parchi di Roma, città più verde d’Europa, anche se fa finta di non saperlo.
Oggi il diffuso degrado nei quali versano i parchi romani non ha purtroppo risparmiato neanche Villa Ada.
160 ettari adagiati tra Salaria, il quartiere Trieste e i Parioli, al cui interno ci sono una villa reale, numerosi edifici neoclassici ed eclettici quali il Tempio di Flora, la Villa Polissena, le Scuderie Reali, lo Chalet svizzero, la Torre Gotica, che farebbero la fortuna di ogni metropoli.
Ma finalmente qualcosa si muove: il Grande Raccordo Anulare delle Biciclette, anche detto GRAB, sognato da Antonio Cederna ed elaborato dal progetto di Legambiente, Touring Club Italiano e Parco Regionale dell’Appia Antica, che propone una via verde per due terzi già attiva attraverso spazi liberi dal traffico (vie pedonali e ciclabili, parchi, aree verdi e argini fluviali).
Il progetto è stato finanziato ed incluso nelle 10 grandi ciclovie nazionali, nel 2017.
Tutto bene si direbbe! E poi tutto perfettamente coerente con la mania di sostenibilità che il Covid ha, fortunatamente, scatenato ed accelerato.
E invece no, non va tutto bene perché il GRAB prevede il passaggio all’interno di Villa Ada delle biciclette.
Si badi bene, di bici, non di moto o auto. E di bici condotte non dagli agonisti del Giro d’Italia ma di chi usa la bici per andare al lavoro, di genitori con i figli che finalmente avranno un luogo straordinario e sicuro dove pedalare godendosi la natura, di turisti ai quali Roma potrà offrire ulteriori mete ed attrazioni.
E chi si oppone fieramente al passaggio delle bici? Le associazioni degli ambientalisti, terrorizzati dagli scempi che la ciclovia potrebbe arrecare al parco e dai rischi che le bici potrebbero generare per chi voglia passeggiare nel parco.
Pare una commedia dell’assurdo e personalmente sono convinto che sia mancata una corretta informazione ma ciò non è sufficiente a comprendere questa surreale levata di scudi.
Far attraversare un parco dalle bici con la doppia valenza di consentire spostamenti sicuri per chi opta per la sempre più gettonata mobilità sostenibile e di creare un polo di svago e turismo laddove oggi è impossibile anche passeggiare senza imbattersi in un degrado agghiacciante ed inammissibile, favorirà una valorizzazione del contesto senza alcuna controindicazione, totalmente sostenibile e perfettamente integrato in ogni futuro intervento di rigenerazione urbana.
E si eviteranno ciclabili sulle strade percorse dalle auto con tutti i rischi conseguenti.
Anzi, i parchi di Roma, tutti posti all’interno della città, dovrebbero essere tra loro collegati ed attrezzati proprio per renderli fruibili alla mobilità dolce e sostenibile.
Certo si dovrà pensare a ciclovie ben strutturate, ove sia impossibile quella promiscuità ciclista/pedone che stupidamente e soprattutto pericolosamente tante ciclabili ancora consentono, perché la sicurezza è fondamentale, ma non rendere fruibili i parchi alla mobilità dolce è sostenibile sarebbe davvero surreale oltre che anacronistico.
Per il resto mi chiedo, ma questi “censori” ambientalisti hanno mai attraversato Central Park, il Bois de Bois de Boulogne, Richmond Park o il Bosco di Amsterdam? E hanno mai analizzato lo stato attuale nel quale versa Villa Ada (e gran parte dei parchi romani)?
Non vorrei che, dopo decenni di lotte per un ambiente sostenibile, spesso affette da un estremismo negazionista a volte patologico, ma pur sempre meritorie, oggi gli ambientalisti duri e puri si siano trovati spiazzati da questo tsunami della sostenibilità che giustamente, però, considera il tema anche in chiave economica e grazie a questa visione lo ha sdoganato da quegli ambiti un po’ naif che non sono mai riusciti a renderlo prioritario come merita.
Ben venga comunque ogni utile confronto tra chi ha visioni differenti, sempreché l’onesta intellettuale prevalga sempre e il NO a prescindere venga messo finalmente da parte!
Gianluca Santilli