VISIONEROMA E LE ELEZIONI COMUNALI
ROBERTO GUALTIERI UN SINDACO E TANTE SPERANZE
Il sindaco dovrà formare la squadra di governo: occorrerà scegliere non solo il team di assessori ma anche quei 100 uomini e donne che dovranno seguire e coordinare la complessa macchina amministrativa di Roma Capitale.
Dovranno essere ridotti al minimo gli errori perchè oltretutto ci sono da gestire i soldi del PNRR, scadenze nazionali ed internazionali importanti e attuare un programma impegnativo di cambiamento.
Il primo dilemma sarà costituito dalla necessità di dare continuità di governo a atti amministrativi che possono essere condivisi senza pregiudiziali rifiuti (come spesso avvenuto nel passato a Roma) e di innovare una dirigenza che in questi lunghi anni è stata dissestata in nome della fedeltà politica e non della capacità amministrativa, senza però cancellare memoria e esperienze dimostrate sul campo.
Tutto quello che c’è da fare si reggerà su queste gambe e questo sarà il primo compito di Roberto Gualtieri.
Ma Visioneroma lo ha giudicato il sindaco più adatto a gestire questa fase di rinascita della nostra città proprio perchè la sua esperienza, dimostrata sensibilità politica e capacità di unire e coinvolgere persone e realtà sociali ed economiche utili alla città fanno ben sperare che sia in grado di affrontare bene questa partenza così difficile.
LA VICENDA ELETTORALE E LA “STORIA” DELLA PARTECIPAZIONE DI VISIONEROMA ALLA COMPETIZIONE ELETTORALE
L’INVITO AL VOTO E A VOTARE PER IL SINDACO ROBERTO GUALTIERI
Visioneroma , www.visioneroma.it , è un punto di incontro promosso da cittadini con esperienze e competenze diverse, giovani e non più, per la rinascita culturale, scientifica, economica, sociale e politica di Roma.
Nel gruppo sono presenti attualmente architetti, urbanisti, avvocati, ingegneri, economisti, sindacalisti, artisti e numerosi altri liberi professionisti, imprenditori, artigiani e cittadini attivi nei più svariati campi delle attività romane.
Si vogliono ricercare idee, fonti, sintesi e notizie che possono aiutare la “Vision” su Roma.
Visioneroma ha un orientamento trasparentemente di sinistra e dovremmo e potremmo usare tanti aggettivi per completare questo termine: riformista, liberale, di centrosinistra, ma Visioneroma non si identifica in nessun partito.
Abbiamo nei giorni scorsi offerto al quadro politico cittadino una candidatura eccellente scelta tra i soci fondatori di Visioneroma, il Prof. Piero Sandulli. lo scarso tempo di preparazione non ci ha consentito malgrado i quasi 900 voti di preferenza di raggiungere questo obiettivo.
Ma Piero Sandulli è una risorsa importante di cui la nuova squadra di governo della città non potrà non tener conto.
Ora diventa prioritario raggiungere l’obiettivo per cui tutti ci siamo battuti: superare la prevista deludente esperienza di governo appena conclusa ed evitare assolutamente, oggi come non mai, che possa ripetersi l’esperienza di governo di destra a Roma.
La giunta Alemanno ha avviato il declino della Capitale e sarebbe orrendo rivedere le mani alzate nel saluto romano nel nostro Campidoglio!
Roberto Gualtieri sarà un sindaco giusto per far rinascere Roma e Visioneroma continuerà a lavorare con la sua tradizionale indipendenza, anche sotto la sua auspicabile sindacatura per monitorare promesse e risultati, suggerire interventi e contenuti riformatori.
Domenica quindi Roma volti davvero pagina!
LA STORIA
UNA SCELTA DIFFICILE
Incontro con Roberto Gualtieri
La riflessione sulla partecipazione elettorale di Visioneroma si conclude in un recente incontro con il candidato sindaco Roberto Gualtieri.
Nella riunione Gualtieri si è dichiarato felicissimo che visioneroma e Piero Sandulli abbiano accolto la proposta di partecipazione alla lista del pd per le elezioni comunali.
Piero Sandulli per le sue caratteristiche professionali e politiche , Visioneroma per il lavoro svolto in piena autonomia ed ad alto livello , “rappresentano bene il messaggio che il Partito democratico vuol dare a Roma : apertura al mondo civile e professionale superando gli steccati delle tradizionali strutture di partito”.
Piero sarà portatore indipendente delle idee e dei contenuti che l’associazione ha elaborato in tanti mesi di attività.
Ma proprio la professionalità di Piero Sandulli rende irrinunciabile per lo stesso Gualtieri “il suo utilizzo nella squadra di governo” che tutti siamo convinti vincente, “qualunque sia l’esito delle elezioni ed anzi vengono individuati i probabili settori di lavoro in cui Piero potrà dare il suo contributo di esperienza e professionalità , senza escludere nessun livello”.
Nei prossimi giorni sarà lo stesso Roberto Gualtieri a valorizzare pubblicamente il significato della presenza nella lista di Piero Sandulli.
Una lista fatta soprattutto da giovani che rappresentano una nuova leva di politici , ma anche di uomini e donne di grande esperienza, tra questi risalterà proprio Piero Sandulli.
Questa la sintesi della riunione ed ora come si dice la “palla passa a noi”.
Nelle prossime ore la costituzione del comitato elettorale e il necessario lavoro di ricerca di amici e sostenitori.
Ad ognuno chiederemo “un voto per Piero Sandulli : basterà che ognuno che contatteremo garantisca un voto perché cercheremo di contattare tante persone quante con un solo voto possano garantire il risultato che ci aspettiamo.
LE RAGIONI DI UNA SCELTA ED IL PERCORSO PER ARRIVARCI
È possibile riassumere la vicenda della partecipazione di Visioneroma alla prossima scadenza elettorale romana.
La gran parte degli amici di Visioneroma è stata sondata per avere conferma della scelta che di seguito viene indicata con un riscontro positivo davvero notevole.
Premesso che Gualtieri diventerà sindaco se tutti avranno un buon risultato (lista civica compresa) il problema di Visioneroma era ed è quello di dare un seguito ad un lungo lavoro di elaborazione sui contenuti di una auspicabile necessaria nuova amministrazione di Roma.
Ricordiamo a tutti che quando abbiamo iniziato c’erano pochi a parlare del futuro di Roma e del suo declino sociale ed economico.
Visioneroma continuerà comunque a portare avanti il lavoro avviato ed infatti sono già programmati incontri , master, presentazioni di libri, forum interessanti e di grande livello.
Ma l’esigenza di avere una presenza diretta nella vicenda amministrativa di Roma a molti di noi è sembrata importante ed un giusto epilogo del nostro lavoro.
Abbiamo sempre definito il recinto politico in cui ci muovevamo : contro la destra , contro il populismo, per una alleanza riformista con “idee all’altezza dei tempi”.
Per noi le idee fresche e innovative non sono legate all’età, ma a chi le ha, meglio se sono legate anche ad esperienza e professionalità.
Ci impegneremo sempre perché le diverse anime di chi si contrappone alla destra trovino una convergenza ed una sintonia di programmi.
Per molti di noi l’obiettivo fondamentale è quindi un sindaco credibile e d’esperienza, meglio se d’esperienza internazionale, viste le scadenze imminenti.
Per questo abbiamo ritenute adatte le caratteristiche di Roberto Gualtieri .
Certo la sua squadra sarà altrettanto fondamentale…. ma un passo alla volta.
Per noi la lista civica poteva essere un “veicolo” per portare in consiglio un rappresentante di Visioneroma autorevole.
Così come consideriamo fatti positivi quegli amici che sono impegnati per altre liste che comunque concorreranno al successo di Gualtieri.
Ma nella lista civica non ci siamo sentiti a nostro agio per le ragioni che abbiamo più volte esposto.
Ci si è ora offerta un’altra possibilità: una partecipazione di Piero Sandulli da indipendente e in nome di visioneroma e del lavoro da essa svolto, nella lista del Pd.
È per correttezza nei riguardi di Piero Sandulli che abbiamo ritenuto necessario anche un impegno del sindaco per un suo utilizzo qualunque sia la riuscita della candidatura , un utilizzo che deve consentire a Visioneroma di continuare a dare il proprio contributo di idee nella nuova amministrazione.
In questi giorni ci sarà un incontro con Gualtieri in cui verrà definito il dettaglio di questa intesa comunque già anticipata.
Raccogliere 1200/1500 voti di preferenza sarà poi impresa ardua ed impegnativa, ma vale la pena di compierla anche per il gusto di tornare a fare politica nella nostra Roma.
Gabriele Gandelli Presidente Associazione Visioneroma
Claudio Minelli Coordinatore delle attività
Di seguito una dichiarazione di Piero Sandulli.
Occorre domandarsi cosa ha spinto l’elettorato al voto per i 5S, sia nel 2013, che nel 2018. Inoltre, limitando l’analisi alle sole elezioni romane del 2016, chiedersi cosa ha portato al successo il Movimento. Per recuperare quel voto è,oggi, necessario dare risposte alle esigenze dei cittadini, restituire ad essi una Città funzionale, sicura, in grado di risolvere la quotidianità, ma anche di fare grandi progetti. Bisogna elevare il livello della offerta politica ( nel 2016 ha contribuito alla sconfitta sia la vicenda Marino che forse la scelta del candidato).
Va rinforzata l’offerta politica con candidati moderati, e per moderati non intendiamo “conservatori”, anzi.
Candidati scelti nel mondo delle professioni e del terziario, al fine di togliere spazio anche a chi cerca consensi in questa area come il leader di Azione.
A lui continuiamo invece a chiedere di rinunciare ad una battaglia che potrà solo favorire la destra.
Va ,secondo me, stimolato da subito il voto riformista moderato offrendo ipotesi di semplificazioni innovative in grado di avvicinare i Cittadini alle Istituzioni facendo loro comprendere l’utilità della Macchina pubblica, che,quando funziona è valida per tutti e fa crescere tutti.
Il riformismo moderato non è un retaggio del passato, bensì è obbiettivo prioritario di chi ritiene che ci sia bisogno di una amministrazione leggera, preparata e vicina al cittadino sia per la gestione ordinaria della Amministrazione che per gestire con efficacia ed efficienza i programmi e progetti per il futuro della nostra città.
Questo per recuperare gli elettori ( ormai pentiti dei 5S perché traditi da chi aveva promesso contro potere ed è poi divento il paladino del potere per il potere ) perduti nel 2016, a Roma e nel 2018 a livello nazionale!
Piero Sandulli
LE SCELTE PRECEDENTI LA CANDIDATURA DI PIERO SANDULLI
LE INIZIATIVE ELETTORALI DI PIERO SANDULLI
UNA COSILIATURA COSTITUENTE
ROBERTO GUALTIERI CANDIDATO SINDACO AL COMUNE DI ROMA, CON PIERO SANDULLI CANDIDATO AL CONSIGLIO COMUNALE E MARCO SIMONI COORDINATORE DEL PROGRAMMA PARLANO DI UNA “CONSILIATURA COSTITUENTE” CHE RESTITUISCA ALLA CAPITALE EFFICIENZA AMMINISTRATIVA E VICINANZA AI CITTADINI
LE PUNTURE DI SPILLO DI PIERO SANDULLI DURANTE LA CAMPAGNA ELETTORALE
LE DOMANDE DI VISIONEROMA AI CANDIDATI ALLE ELEZIONI
I PROGRAMMI DEI PARTITI
su Roma Capitale
Che cosa propongono per Roma i partiti e le coalizioni che si presenteranno agli elettori il 25 settembre? Non molto, però in quasi tutti i programmi ci si sofferma sull’attuazione della riforma del 2001 che ha riconosciuto – e inserito nella Costituzione – la “capitalità” di Roma, ma che non ha mai attribuito alla città il rango e i poteri necessari a esercitare pienamente quel ruolo.
In questo documento Visioneroma mette in evidenza anche le proposte dei partiti sull’autonomia differenziata, ossia sul trasferimento di competenze – e quindi di risorse – dallo Stato alle Regioni. Una riforma che ove attuata (al momento hanno chiesto l’autonomia solo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) impatterà direttamente sulle amministrazioni centrali dello Stato e, quindi, indirettamente su Roma.
Un’avvertenza. Tutti i testi qui riportati sono stati estrapolati dai programmi scaricati dai siti web dei partiti e dei movimenti.
ROMA
AZIONE-ITALIA VIVA
“Far conoscere la Capitale d’Italia tramite un viaggio gratis per tutti gli under 25
Il patrimonio storico culturale di Roma è patrimonio di tutto il Paese, per questo tutti i giovani devono avervi accesso. Per questa ragione, vogliamo dare a tutti i giovani tra i 18 e i 25 anni l’opportunità di recarsi nella Capitale d’Italia con un viaggio sponsorizzato dal Governo. Proponiamo di offrire un viaggio in treno, 2 notti in ostello vincolate alla visita di siti archeologici, musei e gallerie d’arte”.
FDI
“Valorizzazione del Giubileo 2025 e di Roma Capitale della Cristianità”.
“Trasferimento dei poteri a Roma Capitale, con risorse, competenze e status giuridico in linea con le principali capitali europee”.
FORZA ITALIA
“Riconoscimento dei poteri di Roma come Capitale d’Italia al fine di valorizzarne l’autonomia normativa, amministrativa e finanziaria”.
LEGA
“Garantire collegamento ferroviario di qualità tra Roma e tutti i capoluoghi di Regione (per le isole si intendono collegamenti aerei di continuità territoriale)”.
“Creazione di una task force e di una legge per le opere del Giubileo e delle Olimpiadi Milano-Cortina per recuperare ritardi accumulati al fine di garantire immagine positiva del Paese nel contesto internazionale”.
M5S
“Proposta di legge su conferimento di poteri speciali alla città di Roma, capitale della Repubblica
Da anni proponiamo un rilancio della Capitale del Paese. Se ridiamo dignità a Roma rilanciamo l’Italia. La città ospita eventi interazionali, sedi istituzionali e religiose, rappresenta il biglietto da visita per i turisti che arrivano in Italia. Eppure, il processo di attribuzione di poteri speciali e un riordino dell’assetto amministrativo non è stato portato a termine. Su rifiuti, trasporto pubblico, interventi infrastrutturali, e rapporti con il Governo, Roma è poco più di un comune qualunque, per il M5S questo assetto porta a dei problemi di gestione tali da incidere sul benessere urbano. Per questo abbiamo chiesto di modificare le norme per avere maggiore autonomia sulla gestione dei rifiuti, attribuzione diretta del fondo unico del trasporto pubblico locale, un’attenzione maggiore da parte del Governo introducendo un rapporto diretto tra comune e Governo”.
PER L’ITALIA – ACCORDO QUADRO DI PROGRAMMA PER UN GOVERNO DI CENTRODESTRA (FORZA ITALIA-LEGA-FDI-NOI MODERATI)
“Piena attuazione della legge sul federalismo fiscale e Roma Capitale”.
AUTONOMIA DELLE REGIONI
AZIONE-ITALIA VIVA
“Per un vero federalismo: Autonomia e Responsabilità
Da esattamente trent’anni l’Italia discute di federalismo, ritenendo anche di averlo parzialmente attuato. In realtà, il bilancio di questa stagione è del tutto fallimentare. Il vero federalismo, quello che in ultima analisi privilegia controllo democratico, trasparenza e corretto utilizzo delle risorse pubbliche, si realizza con l’inscindibile accoppiata di Autonomia e Responsabilità: senza uno di questi due elementi, non vi è vero federalismo. Su questo punto siamo molto radicali: proponiamo la rivisitazione completa del modo in cui stanno insieme i livelli di governo di questa Repubblica. Innanzitutto, va stabilito quali sono: Comuni, Regioni e Stato. Le Province devono completare la transizione e divenire il “centro servizi” dei Comuni: centrale unica di committenza, ambito ottimale per la gestione dei servizi pubblici locali, assistenza amministrativa e tecnica. Vanno inoltre raddoppiati gli incentivi economici alla fusione dei Comuni, salvaguardando i territori montani. I tre livelli di governo devono avere competenze esclusive e chiaramente ripartite (superando le tremende inefficienze del Titolo V della Costituzione ma anche l’ambiguo rapporto tra Regioni e Comuni): deve essere chiaro “chi fa cosa”. Devono inoltre avere strumenti fiscali esclusivi, del cui gettito sono titolari e responsabili: il cittadino deve avere perfettamente chiaro quale tassa paga al Sindaco, quale al Presidente di Regione e quale al Presidente del Consiglio: oggi siamo lontanissimi da questa situazione, con commistioni di gettito e sovrapposizioni largamente inefficienti. Infine, ogni livello di governo territoriale deve essere messo nella stessa condizione di partenza, indipendentemente dalla sua situazione specifica. Serve quindi dare attuazione al dettato costituzionale sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e portare a regime l’integrale allocazione dei finanziamenti statali in chiave perequativa, sulla base della differenza tra fabbisogni standard e capacità fiscale.
Autonomia e Responsabilità non devono ispirare un intervento estemporaneo e sloganistico, ma una vera e proprio riforma complessiva e strutturale, che deve tener conto anche del dettato costituzionale relativo al regionalismo differenziato; gli amministratori locali devono poter esercitare le funzioni loro attribuite in maniera libera e autonoma, nel rispetto dell’unità nazionale; i cittadini, nel rispetto di accountability e trasparenza, devono poter pagare, vedere e votare; lo Stato deve essere garante dei diritti costituzionali in tutto il territorio nazionale ma anche dell’efficienza della spesa pubblica, prevedendo un potere sostitutivo in caso di inerzia locale”.
FDI
“Attuazione virtuosa di federalismo fiscale e autonomie, con completa definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e corretto funzionamento del fondo di perequazione, per assicurare coesione e unità nazionale”.
FORZA ITALIA
“Attuazione di un modello di federalismo responsabile che armonizzi la maggiore autonomia prevista dal titolo V della Costituzione e già richiesta da alcune regioni in attuazione dell’articolo 116, portando a conclusione le trattative attualmente aperte tra Stato e Regioni”.
LEGA
“Autonomia: efficienza e responsabilità
Non v’è dubbio che lo Stato italiano abbia subito un’erosione di sovranità da parte delle istituzioni sovranazionali, in particolare da parte dell’Unione europea. Al suo interno l’essenza della statualità è tuttavia rappresentata da un pluralismo territoriale e sociale, culturale e identitario, economico e produttivo, che veniva enfatizzato già nel cuore dell’Ottocento. E che si configura come un valore, come una grande risorsa sulla quale fare leva. Valorizzare le differenze è sempre stato l’obiettivo del regionalismo, sin dai tempi di Cesare Correnti e Pietro Maestri, che – tra il 1852 e il 1861 – disegnarono la pianta amministrativa della Penisola. La questione è che il regionalismo non è mai stato accompagnato da sistematici e incisivi processi di regionalizzazione, vale a dire di ampi e articolati percorsi devolutivi di prerogative, oggi in capo allo Stato centrale, al sistema regionale. Le Regioni, come soggetto istituzionale, vennero alla luce solo nel 1970 – e due anni fa hanno compiuto il mezzo secolo di vita – con ben ventidue anni di ritardo rispetto all’entrata in vigore della Costituzione. Nei fatti, sono tuttavia ormai divenute ai nostri giorni il motore di ogni cambiamento. La Costituzione repubblicana offre l’opportunità alle Regioni a Statuto ordinario di richiedere, ricorrendo all’articolo 116, terzo comma, “forme e condizioni particolari di autonomia”. L’istituto del cosiddetto regionalismo differenziato per altro – senz’ombra di dubbio, in forma diversa – esiste già, inteso come principio, tra le cinque Regioni a Statuto speciale. Sulla base del proprio Statuto, infatti, ognuna di queste Regioni alle quali la Repubblica ha riconosciuto una collocazione “speciale” nell’ambito dell’architettura istituzionale dello Stato, ha dei margini di autonomia diversi dalle altre. Il terzo comma dell’articolo 116 della Carta può allora essere letto come il tentativo di estendere questo validissimo principio anche alle Regioni a Statuto ordinario. Deliberatamente ispirato al federo-regionalismo spagnolo, il regionalismo differenziato – costituzionalizzato con la riforma del 2001 – mira a riconoscere a ogni Regione a Statuto ordinario dei margini di autonomia coerenti con la sua fisionomia dal punto di vista economico e produttivo, fiscale, sociale e culturale. Il regionalismo ordinario dell’uniformità – praticato dal 1970 in avanti – ha creato davvero dei danni molto gravi agli equilibri, già precari, del Paese. Con l’obiettivo di garantire eguali diritti e tutele a tutti i cittadini della Repubblica, ha fatto emergere con chiarezza i profondi differenziali di rendimento istituzionale dei singoli territori. Nel paesaggio del regionalismo italiano, infatti, sono sotto gli occhi di tutti quelle realtà che hanno fatto un uso virtuoso dell’autonomia politica e amministrativa, per quanto assai limitata. Hanno incrementato la democrazia di prossimità ampliando i diritti di welfare e la qualità dei servizi erogati a beneficio dei cittadini, utilizzando altresì le risorse secondo criteri di elevata produttività e alta redditività. È quindi giusto premiare queste realtà con maggiori margini di autonomia, nell’interesse esclusivo del Paese. Non v’è nulla di male, anzi. La Costituzione prevede che le Regioni in pareggio di bilancio possano aprire un negoziato con il governo per ottenere maggiori margini di autonomia in 23 materie: tre competenze esclusive dello Stato e tutte le venti competenze concorrenti iscritte nella Carta. Intendiamoci, non è possibile trasferire una materia “in blocco”. È necessario scomporre ogni materia nelle singole funzioni in cui è articolata. La trattativa tra la Regione che chiede maggiori margini di autonomia e lo Stato si svolge proprio – come ha dimostrato il percorso compiuto sin qui da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – sulle singole funzioni. L’autonomia – che in ultima analisi significa minore dipendenza dallo Stato centrale – si coniuga con due principi che, in un Paese moderno, dovrebbero essere messi al centro delle politiche pubbliche: responsabilità ed efficienza. Da un lato, la singola Regione che chiede più autonomia si accolla la responsabilità istituzionale di sostituirsi allo Stato nella gestione di determinate funzioni, coerenti con la propria vocazione economica e produttiva e la propria fisionomia sociale e culturale. Dall’altro accoglie pure la sfida dell’efficienza: deve cioè dimostrare di essere in grado di fornire ai propri cittadini dei servizi che hanno un costo inferiore, rispetto allo Stato, e una qualità superiore. In questo modo lo Stato viene alleggerito e sgravato di alcune pesanti incombenze, nella prospettiva di erogare dei servizi, per il proprio territorio e a beneficio dei propri cittadini, con un minore costo e una maggiore qualità. È questo il senso più profondo del referendum per l’autonomia che si è svolto il 22 ottobre 2017 in Lombardia e in Veneto. Un atto di democrazia diretta consensuale e partecipativa – collocato a monte della trattativa ex articolo 116, comma 3, della Costituzione – necessario allo scopo di rafforzare il potere negoziale al tavolo delle trattative. Anche perché, da quando è stato costituzionalizzato, il principio del regionalismo differenziato non ha mai funzionato. Tutte le Regioni che – tra il 2001 e il 2017 – hanno cercato di sfruttare questa previsione costituzionale si sono arenate e non sono mai giunte in fondo al percorso, cioè alla sottoscrizione di un’intesa con lo Stato centrale. Le trattative intavolate da Lombardia e Veneto e dall’Emilia Romagna si collocano nell’alveo della più stretta e rigorosa lealtà costituzionale. Si tratta di un atto di grande responsabilità istituzionale, finalizzato a sfruttare l’opportunità offerta dall’articolo 116 – al terzo comma – della Costituzione. Inoltre, è fondamentale garantire e valorizzare le autonomie speciali. L’autonomia è una dimensione spirituale, un’autentica vocazione. È una questione di cultura politica, dunque. Che comporta una dose di sano orgoglio e di fierezza regionalista nel “far da sé”, responsabilmente accettando la sfida della responsabilità e dell’efficienza. Chiedere più autonomia significa infatti accogliere il confronto e la competizione, che dovrebbe essere l’essenza del regionalismo a geometria variabile. Non percorrere la strada dell’autonomia politica e amministrativa per quelle Regioni che la chiedono potrebbe configurarsi come l’ennesima occasione perduta da questo Paese. Un Paese che potrebbe trovare nel modello federoregionalista, fondato sul regionalismo differenziato, un’importante opportunità di modernizzazione e di sviluppo, nel segno dell’efficienza del rendimento istituzionale e della valorizzazione delle sue diversità territoriali. Che rappresentano una grande ricchezza.
PROPOSTE
Riprendere senza indugi la trattativa ex art. 116/c. 3 Cost. di Lombardia e Veneto, approdando il più presto possibile alla sottoscrizione dell’Intesa con il Governo
Valutare l’allargamento delle trattative alle Regioni a Statuto ordinario che intendano seguire il medesimo percorso di Lombardia e Veneto e sostenerlo con impegno
Solo così è possibile promuovere un’autentica “rivoluzione gentile” nel segno del federoregionalismo, una rivoluzione autonomista dal basso, che parte dai territori e che ben si coniuga con la prospettiva del presidenzialismo. Il presidenzialismo – con l’elezione diretta del Presidente – promuove infatti una verticalizzazione dei poteri. Ma i sistemi istituzionali non possono reggersi su un punto solo, hanno bisogno di pesi e contrappesi. Al presidenzialismo allora bisogna associare il massimo decentramento possibile – pensiamo all’esperienza storica e istituzionale americana – promuovendo la più ampia autonomia politica e amministrativa regionale”.
M5S
“Autonomia differenziata
In merito all’autonomia differenziata, la posizione del M5S è chiara: nessuna nuova funzione potrà essere delegata alle Regioni se prima non si siano definiti, con le adeguate coperture, i Livelli Essenziali delle Prestazioni. Dovrà comunque essere il Parlamento a definire le regole d’ingaggio con una legge quadro che tenga in massima considerazione le varie commissioni parlamentari coinvolte”.
PER L’ITALIA – ACCORDO QUADRO DI PROGRAMMA PER UN GOVERNO DI CENTRODESTRA (FORZA ITALIA-LEGA-FDI-NOI MODERATI)
“Attuare il percorso già avviato per il riconoscimento delle Autonomie ai sensi dell’art. 116, comma 3 della Costituzione, garantendo tutti i meccanismi di perequazione previsti dall’art. 119 della Costituzione”.
PD
“Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni potranno essere concesse nell’ambito di una legge quadro nazionale, solo previa definizione dei Livelli Essenziali di Prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, il superamento della spesa storica come criterio esclusivo di allocazione delle risorse, il potenziamento dei fondi di perequazione infrastrutturale. Sono comunque esclusi dalla differenziazione delle competenze regionali i grandi pilastri della cittadinanza, a partire dall’istruzione”.
“Vogliamo definire i Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) per i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale e superare il criterio della spesa storica che per anni ha determinato un’allocazione territoriale delle risorse sperequata danneggiando i territori a maggior fabbisogno”.
VERDI E SINISTRA
“No all’autonomia differenziata
Opporsi all’autonomia differenziata non solo perché tocca i diritti e la loro universalità, ma anche perché, nel contesto scolastico, essa, in preoccupante sinergia con l’interpretazione dominante dell’autonomia scolastica, determina una inaccettabile frantumazione del sistema formativo nazionale sul piano delle diseguaglianze materiali, dei contenuti e delle metodologie formative”.
“È pertanto indispensabile espellere il tema Sanità dalla eventuale attuazione dell’autonomia regionale differenziata”.
Piero Sandulli
Laureato, con lode, in Giurisprudenza nel 1977, presso l’Università di Roma “La Sapienza” è avvocato abilitato alla difesa innanzi alle giurisdizioni superiori.
Titolare della Cattedra di Diritto Processuale Civile e Sportivo nell’Università di Roma “Foro Italico”.Professore invitato di Diritto Processuale Civile presso la Facoltà di Diritto Civile della Pontificia Università Lateranense, nello Stato Vaticano.Docente di Diritto Processuale Civile presso la Scuola delle Professioni legali dell’Università di Roma “La Sapienza” e di Teramo.Docente di diritto processuale civile presso la Scuola forense Vittorio Emanuele Orlando dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Responsabile del settore della Giustizia Sportiva, nel Master di Diritto Sportivo dell’Università “La Sapienza” di Roma, di cui è stato promotore.Responsabile del settore Processo del Lavoro nel Master di Diritto del Lavoro e Previdenza Sociale dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Componente del Nucleo strategico di Valutazione dei dirigenti dell’Agenzia di diritto allo studio universitario della Regione Lazio.
Presidente della Corte Sportiva d’Appello della Federcalcio, è giudice sportivo della F.I.G.C. dal 1996. E’ Presidente del Collegio di garanzia della Federnuoto.
Precedenti esperienze
Assessore alle Politiche Giuridiche e demografiche del Comune di Roma (1993-1997). Presidente del Nucleo di valutazione della Provincia di Roma (2003-2013). Componente delle Commissioni di riforma legislativa presso il Ministero della Funzione Pubblica ed il Ministero di Giustizia.Componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma (2001-2004). E’ stato Giudice costituzionale aggiunto per la composizione della corte in merito ai reati del presidente della repubblica
Autore di molteplici pubblicazioni (193), tra cui 7 monografie è tra i fondatori di Visioneroma