Sul decentramento amministrativo – Assessore Andrea Catarci

Sul decentramento amministrativo

Articolo dell’Ass. Andrea Catarci, apparso ieri su rivista “Diurna” che ci invia e che volentieri pubblichiamo, per continuare il dibattito su un tema che sta particolarmente a cuore a Visioneroma

 

 

IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO A ROMA

di

Andrea Catarci


Il decentramento infracomunale ha una lunga storia passata attraverso le
delegazioni, i consigli circoscrizionali, gli Enti municipali, la prima sistemazione organica con la legge 278/1976, strumenti e canali con cui si è puntato ad avvicinare i servizi ai cittadini e dare uno sbocco alle istanze dei comitati di quartiere e di borgata, per valorizzare la spinta popolare con la cautela a non replicare, in miniatura, gli assetti comunali. A organi di governo locale veri e propri si è cominciato a pensare dopo, quando la popolazione e la morfologia urbana si sono trasformate in profondità.


Con Alemanno nel 2013 e Raggi nel quinquennio 2016-2021 il percorso ha subìto una doppia battuta d’arresto: nel primo caso le destre hanno avuto l’infelice idea di concludere la loro fallimentare esperienza accorpando municipi già grandi, passando da 19 a 15; nel secondo sono stati ridotti a casse di risonanza delle politiche comunali, privi di iniziative e connessioni con la società civile, anonimi al punto che le uniche presidenze ricordate sono quelle entrate in crisi nei Municipi VIII, III, XI, IV e VII.

Da una parte serve continuità con la parabola lunga del decentramento, dall’altra un’inversione di rotta rispetto alle secche recenti: il Sindaco Gualtieri lo sa e ha sottolineato l’importanza di un processo reale di rafforzamento e valorizzazione dei municipi, attento agli equilibri complessivi, fin dalla formazione della giunta capitolina, volendo una delega ad hoc, nella convinzione che il municipalismo sia una frontiera democratica e l’unica possibilità di dare un’amministrazione efficiente all’enorme territorio.


Ma cosa significa decentrare nel 2024?

Il termine in sé, decentramento, rimanda al passaggio di funzioni dal centro ai territori e, inteso in senso meccanicistico, rischia talvolta di produrre il contrario del risultato atteso. In una congiuntura interna a Roma Capitale con il minimo storico di personale in servizio e con bilanci comunali spesso stritolati dai governi nazionali, le risorse umane ed economiche per accompagnare le migrazioni di nuovi compiti sono scarse o non ci sono proprio.

Per questo, decentrare nel 2024 può essere solo in parte un moto unidirezionale. Quando abbiamo trasferito ai municipi la manutenzione delle aree verdi sotto i 20.000 mq – 1.100 aree per 4,5 milioni di mq e 9 milioni di euro – con la ripartizione dei fondi dell’Assessorato all’Ambiente, i risultati sono stati contraddittori: buoni in alcuni casi, in altri meno, talvolta si è richiesto il ritorno all’assetto precedente. È possibile concordare “viaggi” di competenze se essi garantiscono migliori servizi alla cittadinanza. Fuori da abbagli ideologici, con l’accordo del municipio cedente si è anche optato per un ri-accentramento su quella gestione del Litorale di Ostia su cui si sono consumate difficoltà e vicende giudiziarie: si è previsto un impegno congiunto con una cabina di regia coordinata dal Sindaco che vede la collaborazione di Regione, Municipio Roma X, Demanio e Capitaneria di Porto.


Oltre all’incremento graduale di materie delegate, si sta lavorando a una razionalizzazione per rendere più chiara e funzionale la suddivisione di compiti e responsabilità tra dipartimenti e strutture municipali, legando il processo agli obiettivi strategici della Giunta Gualtieri: nuova linfa allo sviluppo coinvolgendo tutte le energie cittadine e utilizzando i grandi eventi, la riduzione delle esplosive disuguaglianze economiche, la riscoperta della centralità delle periferie contemporanee in particolare quelle intorno al GRA, il paradigma della prossimità (15 minuti), il rafforzamento di digitalizzazione e asset strategici.

Il fare e la condivisione al centro dei percorsi di riforma amministrativa.

Dal 2022 è in atto un’intensa collaborazione tra le strutture centrali e quelle territoriali, a ogni livello. In un’ottica di coordinamento, impulso e monitoraggio dell’azione amministrativa si svolgono riunioni a cadenza mensile sulle questioni di maggiore interesse e attualità, mercati e commercio su aree pubbliche, servizio OEPAC, modello organizzativo-funzionale in materia di protezione civile, bonus per energia elettrica, rilascio dei permessi di costruire fino a 3.000 mc, strade private aperte a pubblico transito, centri e impianti sportivi, palestre popolari, attività e Centri Culturali, modifiche ai confini dei Municipi Roma IV-V-VI nel quartiere La Rustica e molto altro.

I Municipi sono pienamente coinvolti nei progetti di trasformazione della città in attuazione come i Piani Urbani Integrati e i Pinqua per la Qualità dell’Abitare nei quartieri di Tor Bella Monaca, Corviale, Primavalle, Ostiense e nel complesso di Santa Maria della Pietà, nonché nella realizzazione dei prototipi di 15 progetti dei 15 minuti in ambiti geografici individuati dai Municipi stessi. Inoltre hanno assunto un ruolo attivo su tanti altri progetti importanti come quello sul potenziamento del sistema idrico, sulla realizzazione di asili e scuole dell’’infanzia fuori dal GRA e di 9 Poli Civici culturali polivalenti di cui 8 lontani dal centro nonché sulla progettazione delle nuove linee tranviarie infraquartiere, nella localizzazione delle case e degli ospedali di comunità in ambito sanitario, nell’individuazione degli istituti su cui intervenire con i fondi del Contratto Istituzionale di Sviluppo per l’edilizia scolastica e l’efficientamento energetico. In questo periodo tutti e 15 i Municipi stanno indirizzando significativamente le scelte per le opere civili previste nell’ambito del Giubileo 2025 sul tema Giubileo e Identità locali.


In questo percorso di protagonismo dei Municipi nella partecipazione al governo della città, un momento importante riguarda la conclusione dei lavori dell’Osservatorio sul decentramento, composto da 6 Presidenti e 6 direttori municipali, con riferimento al licenziamento della proposta di revisione del nuovo Regolamento del decentramento che, finito il lungo iter di approvazione previsto fino al passaggio in Assemblea Capitolina, andrà a sostituire quello vigente in vigore dal 1999, vecchio di 25 anni.
Nel testo provvisorio approvato ci sono significative novità: ad esempio, vengono normate le relazioni con le aziende pubbliche, prevedendo un’azione istituzionale di indirizzo e controllo dei Municipi attraverso Conferenze Istituzionali Territoriali; sono introdotte conferenze di servizio periodiche anche con la Polizia locale; è previsto un ruolo attivo e decisionale dei municipi in fase di formazione del bilancio, in un confronto con l’Assessorato comunale capitolino per potenziare l’autonomia finanziaria; è prevista inoltre la gestione decentrata di parte del patrimonio pubblico, a partire da beni utilizzabili a fini sociali e culturali, aree agricole e spazi dismessi e da valorizzare.

Sono innovazioni di approccio più che su singoli campi di intervento che hanno come obiettivo principale quello di rendere i Municipi sempre più protagonisti della vita delle rispettive comunità locali, nella sfida della partecipazione, dei Beni Comuni, della città dei 15 minuti, dei processi di programmazione e miglioramento dei servizi pubblici, della promozione di sinergie con i vicini comuni dell’area metropolitana, il tutto in forma sistemica e non episodica. Sempre con questo obiettivo sono nate una serie di iniziative che hanno visto i Municipi protagonisti principali: tra i questi, il progetto di incentivazione delle Comunità energetiche rinnovabili, la promozione e valorizzazione di beni storici e archeologici dei territori poco conosciuti con l’iniziativa Musei diffusi, la valorizzazione di esperienze di reti solidali e di servizio come i Poli civici integrati di mutualismo sociale e i Patti educativi di comunità.
Nonostante gli sforzi compiuti e i risultati ottenuti, l’assenza di una legge organica sui poteri di Roma Capitale rende tutto il processo meno semplice. Come ha ricordato il Sindaco Gualtieri “Roma è patrimonio di tutto il Paese e ha necessità di regole e risorse adeguate, più funzionali al ruolo che svolge, fuori da ogni retorica di “poteri speciali” ma dentro una rigorosa logica di una maggiore efficienza ed efficacia degli strumenti di governo. Ciò deve avvenire anche attraverso forme di più adeguato decentramento che valorizzi il decentramento e il ruolo dei Municipi.”


Roma la sua parte la sta facendo e non deve essere lasciata sola come è avvenuto già troppe volte in passato. Nel presente, il confronto con le omologhe Capitali europee è sconcertante.Basti pensare alla legge che istituisce la “Grand Paris” in Francia e che oltre a finanziamenti consistenti ha come corollario la nomina di un sottosegretario di Stato ad hoc per Parigi o alla struttura di città-Land che consente a Berlino di attingere abbondantemente a fondi federali e di avere 4 voti nel Bundesrat o ancora al GLA – Greater London Authority Act che comporta per Londra un flusso costante di imponenti trasferimenti statali. Roma deve pertanto colmare un evidente gap e godere di uno status simile alle altre metropoli continentali, altrimenti neanche i futuri comuni urbani che la comporranno potranno portare in dote un vero salto di qualità.

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