SACERDOTI E RESPONSABILITA’ PIERO SANDULLI
Apprendo dal telegiornale che il parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Bari nella cui parrocchia è stato abbandonato un neonato in una culla termica che sostituisce la vecchia ruota, e’ stato incolpato per omicidio colposo, unitamente all’elettricista manutentore.
Mi chiedo quale sia la colpa del sacerdote e che obbligo abbia il religioso di tenere in perfetta efficienza la culla.
E’, invece, necessario che lo Stato e tutte le organizzazioni dotate di sensibilità sociale creino i presupposti per evitare che le giovani mamme siano costrette ad abbandonare i figli.
E’ necessario creare le strutture per garantire la maternità, non costringere all’abbandono, né inquisire chi cerca di salvare una vita.
Piero Sandulli
Piero Sandulli parte dalla responsabilita’ di un sacerdote difronte ad un evento tragico, per arrivare a toccare la questione della tutela della maternita’.
La maternita’ e’ senza dubbio un tema che rappresenta il futuro di tutta la società, della sua capacita’ di riprodursi e di evolversi.
Qui si evidenziano diversi problemi partendo dal presupposto che e’ del tutto improponibile qualsiasi ritorno al passato rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza (anzi si tratta di omogeneizzare un diritto in una situazione gravemente difforme tra le regioni).
Fatta questa premessa e’ obiettivo di tutti garantire le condizioni migliori per favorire la maternita’!
E tra i principali problemi rimane quello della sicurezza economica della potenziale mamma a partire dalla compatibilita’ con il lavoro della donna.
Dall’altro lato la maternita’ rimane ancora un ostacolo al lavoro femminile e anche alla sua “indipendenza”.
Ed allora occorre parlare di come si organizza il tempo del lavoro rispetto a quello degli affetti e dell’educazione dei
figli, e soprattutto di come si intende tutelare le giovani famiglie nel momento più delicato.
Un tema che riguarda in particolare le donne lavoratrici, ma non esclusivamente loro.
La difficile armonizzazione delle esigenze di cura con quelle dell’attività lavorativa rappresenta, ancora oggi,
una delle componenti che più frenano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro ( e contribuisce non poco al continuo calo delle nascite).
Lo sdoppiamento delle funzioni, agisce ancora come fattore di allontanamento delle donne dall’attività
lavorativa e contribuisce ad alimentare il fenomeno della segregazione occupazionale e professionale.
D’altra parte, i costi personali e professionali che le donne devono sostenere per la mancanza di servizi alla
famiglia o per l’impossibilità di accesso laddove esistenti, la rigidità degli orari lavorativi, la difficile gestione
della mobilità del lavoro, la percentuale ancora limitata (seppure crescente) di uomini che accedono ai
congedi, confermano che, al di là delle profonde trasformazioni sociali, restano ancora molti problemi aperti.
Dal 2007 al 2023 le nascite nella regione Lazio sono diminuite di 18mila e 153 unità (-35%), registrando un calo ancora più marcato della media nazionale (34%). La diminuzione dei nati è ancora più accentuata nella città metropolitana di Roma (36%).
Visioneroma come suggerisce Sandulli farebbe bene ad occuparsene.