CINEMA CHIUSI ITALIA NOSTRA DI MICHELE CAMPISI
CINEMA CHIUSI : ITALIA NOSTRA
DI
MICHELE CAMPISI
Tra i molti aspetti critici della “grande trasformazione” di Roma e di tutte le città italiane, epoca di molte pretese e poca coscienza, vi è la grande dispersione del patrimonio cinematografico quale luogo diffuso e capillare dello spettacolo e autentica cultura partecipativa.
Italia Nostra ha riunito ieri (20 febbraio 2025) giornalisti, conoscitori e operatori per discutere della importante problematica e farne motivo di una più compiuta riflessione.
L’anarchismo di questa economia che tutto sovrasta e tutto cancella nella sua filosofia opportunistica della “rigenerazione”, ha trasformato anche pezzi di innocua vita romana senza che se ne fosse percepita la esatta portata. Sarebbe facile se non retorico, affondare il coltello nel cuore dei boomer e istillarvi fluidi di melanconia ricavandone facili consensi: come eravamo nelle serate di un tempo passate insieme ad Albertone o a qualche nome del grande schermo.
La città che era “Nostra”; la città che frequentavamo anche di notte e che – assurdo dirlo oggi – ci faceva anche involontariamente e casualmente incontrare in una fila al botteghino! Ci si deve tuttavia piegare ai fatalisti.
All’esasperata attesa di un progresso dal colore assai mortifero, verso il quale pare voglia andare il mondo.
Tutto questo è anche favorito dalla recente ed imperdibile edizione di un libro dedicato ai cinematografi romani (Silvano Curcio, fantasmi urbani, la memoria dei cinema di Roma, ed. Palombi Roma 2024); presente ieri all’iniziativa.
C’era pure il figlio di Riccardo Morandi, erede dei diritti d’arte di quella grandiosa e spettacolare produzione architettonica che fino al 1989 contava ben 15 edifici e sale cinematografiche.
Nomi del passato cancellati per dare spazio alle multisale. Vi ricordate la galleria spettacolare del Giulio Cesare con quella curvatura volante e ardita accompagnata dalle travature di connessione? Ebbene? Sacrificata per far posto alle altre salette.
Destino che ha rivoluzionato e condannato quasi tutti i cinema romani: dall’Alcyone diventato Lux, all’Astoria diventato Embassy, ma perché non anche l’Airone di Adalberto Libera ed il grandioso Barberini di un architetto che di grandiosità viveva come Marcello Piacentini.
Il tema ben più impegnativo è tuttavia la CHIUSURA dei cinematografi! Tanti e troppi nella incapacità di trasformarsi ancor di più e del fronteggiare le mire sempre più fameliche dei “centri commerciali”!
Spazi enormi da destinare a cataste di negozietti e mercatini da quattro soldi; di sale da giuoco. Noi rimaniamo ancora attaccati a quella deficiente missione che quotidianamente ci imbambola davanti alla piatta policromia postcatodica e fatta di ipertecnologie adatte a svuotarci le tasche per i nuovi consumi!
Qualche film di ricasco nelle satellitari; roba brutta in genere con il solito regista costruito sui media ed attori che ti strapazzano dalle gag demenziali e dalla ormai secolare San Remo, ma se noi organizzassimo una bella san Romolo? Magari in qualche bel teatro nostrano?
La speranza è quella di costruire un flusso di comunità che ridia vita ad una nuova speranza che però salvi di quel passato l’essere una partecipazione sentimentale al destino di questa città. Gli stati generali del Cinema saranno forse un modo per porre all’attenzione di una disattenta amministrazione (ministeri e comune) l’effettiva esigenza di dare alla società sigillata di questa incosciente metropoli un’alternativa a quel torpore che precede sonni ben più difficili da ridestare.
Michele Campisi
Seg. Gen. Italia Nostra
Socio fondatore di Visioneroma