ROMA E VISIONEROMA SONO CON ISRAELE: DARIO COEN

A Dario Coen, nostro socio fondatore, abbiamo chiesto di darci un contributo diretto che consenta a Visioneroma di esprimere la propria solidarietà, attenzione vicinanza al popolo di Israele.

ROMA E VISIONEROMA SONO CON ISRAELE

Di Dario Coen

 

 

 

1943 era il 16 ottobre quando i nazisti entravano nel ghetto di Roma per prelevare donne e bambini ebrei e deportarli nei campi di concentramento.  Monaco 1972 era il 5 settembre quando un gruppo di terroristi palestinesi cercava di prendere in ostaggio gli atleti israeliani presenti alle olimpiadi. Era il 15 maggio del 1974 quando un altro gruppo di terroristi a Maalot (Israele) s’impadronì della scuola elementare Netiv Meir. I palestinesi uccisero immediatamente alcuni bambini ed il guardiano della scuola. Dei restanti alunni e docenti furono presi in ostaggio per essere poi in parte uccisi al fine di non rendere possibile il salvataggio degli ostaggi da parte delle forze di by difesa israeliane. Era il 1982 quando il 9 ottobre un gruppo di terroristi palestinesi colpì bambini ebrei a Roma all’uscita dalla sinagoga maggiore della Capitale a Lungotevere Cenci. 7 ottobre del 2023 di nuovo un gruppo di terroristi palestinesi da Gaza entra in Israele del sud per uccidere centinaia di giovani durante una festa per la pace, per poi prendere alla sprovvista ebrei israeliani in vari Kibbutz al confine e renderli prigionieri in ostaggio. Altre centinaia di ragazzi, ragazze e bambini deportati.

Nelle stesse ore, avuta la notizia, in vari Paesi arabi si organizzano manifestazioni di festa per la riuscita della deportazione.

Ancora una volta, se ci fosse il dubbio, non si discutono i confini dello Stato ebraico, ma si mette in discussione l’esistenza stessa di Israele. Centinaia di civili, più di 800, solo perché ebrei ed israeliani, muoiono per la sola colpa di esistere e di vivere liberamente nell’unico Stato ebraico esistente al mondo. Antisionismo mascherato da antisemitismo, razzismo religioso che oggi colpisce gli ebrei infedeli, ma che rischia di diventare la premessa per conquistare l’Occidente, l’Europa ed islamizzarla. La Jihad Islamic, la guerra santa contro gli infedeli.

“La libertà dell’Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme”, scriveva Ugo La Malfa. E infatti, tutt’oggi nel Mediterraneo ci ritroviamo a dover combattere contro lo stesso nemico di Israele: il terrorismo islamico, antisionista ed antisemita. Inutile voler coniare altri nomi; scorretto affermare che il terrorismo palestinese sia dovuto ad una occupazione o che gli attacchi ai civili israeliani siano il frutto della guerra di liberazione.

Roma tutta si mobiliti, per quanto possibile, per non permettere altri massacri di ebrei, ovunque essi siano. Mai Più un altro 1943, 1972, 1974, 1982, 2023. La bandiera d’Israele sventoli a Piazza del Campidoglio come segnale di solidarietà allo Stato d’Israele ed alla comunità ebraica presente a Roma da oltre duemila anni.

Dario Coen

 

Qui di seguito alcuni italiani che vivono in Israele raccontano la loro esperienza del giorno più lungo e più triste della storia dello Stato ebraico. Ecco le testimonianze di sette ragazzi.

https://riflessimenorah.com/le-ore-piu-buie/

Ieri 7 ottobre alle 7:30 circa, mi sono svegliata con la prima sirena a Tel Aviv. Inizialmente sembrava una delle tante volte in cui ci mandano i missili ma in pochi minuti la situazione è cambiata. Parlando con i miei amici ho realizzato che la situazione è molto più grave di quello che pensavo. Non sentendomi al sicuro nello stare da sola, sono andata dai miei vicini. Una delle mie vicine era alla festa al sud d’Israele e si è salvata per miracolo, scappando 10 minuti prima dell’arrivo dei terroristi. Nonostante ciò per strada ha incontrato feriti da arma da fuoco di terroristi di Hamas dopo aver neutralizzato un carro armato israeliano

Molti conoscenti, amici di amici ancora adesso, più di 24 ore dopo sono dispersi. Hanno continuato a lanciare missili tutto il giorno. Io e i miei amici abbiamo passato la giornata a vedere il telegiornale, scappare nel bunker e a cercare di avere notizie. Un mio amico vive ad Ofakim una delle città in cui terroristi di Hamas hanno preso il controllo, mi diceva che a 5 min a piedi da casa sua ci stavano degli ostaggi, si sentivano spari e urla da tutte la parti e non poteva sapere se fosse la Zava o i terroristi. Dalla paura siamo rimaste sveglie il più possibile per provare ad essere attive in caso di missili. La televisione tutta la notte accesa, le strade sono deserte quindi ogni singolo rumore fuori dalla foniatra ci alzavamo a vedere cosa succedesse. Sono momenti di tensione in cui nessuno ha informazioni, ci sta anche molta frustrazione nel non sapere come stanno i tuoi amici, nel sapere che il numero di morti aumenta ma non sapere i nomi che rappresentano quel numero. Ci sta delusione nello stato per non aver previsto tutto ciò e ovviamente molta paura.

(GHILA, anni 22, vive a Tel Aviv)

La giornata è passata principalmente con l’incapacità di capire come sia potuto succedere, e dove fosse l’esercito per le prime ore dall’invasione. Certo i missili hanno aggiunto un po’ di preoccupazione, soprattutto uno che è riuscito a cadere in pieno centro su Ben Yehuda; ma a questo purtroppo, siamo abituati.

Ciò che ha lasciato più sconvolti, e continua a preoccupare, è la quantità di civili che Hamas è riuscita a portare a Gaza. È la prima volta nella storia di Israele che un gruppo di terroristi (e non un esercito regolare come l’Egitto nel 73) riesce ad entrare nei confini in maniera così organizzata e ad uscire indisturbato portandosi dietro ostaggi. È inspiegabile come non solo l’esercito non sia stato in grado di prevenire l’invasione, ma anche come abbia impiegato ore prima di riuscire a riprendere il controllo di una città intera come Sderot. Noi a Tel Aviv viviamo in una bolla, siamo rimasti a casa e la giornata è passata relativamente tranquilla, se non fosse stato per tutte le notizie che continuavamo a leggere e sentire.

(Michael, anni 27, vive a Tel Aviv)

La giornata di ieri é stata molto intensa, io personalmente dopo le prime 2 sirene, sono stato chiamato dai riservisti della marina, che mi hanno detto di preparare la borsa e essere pronto in caso di bisogno. Dopo questa chiamata, ho vissuto tutto il giorno con una sensazione di precarietà e di ansia in attesa che mi chiamassero in ogni momento

Durante la giornata ci siamo visti tutti gli amici insieme a casa e abbiamo passato il sabato guardando il TG e aspettando la prossima sirena.

(Daniel, anni 30 vive a Tel Aviv)

Mi sono svegliata di soprassalto al suono della sirena. A casa mia non c’è la camera di sicurezza e, quindi, il punto più sicuro è la tromba delle scale dove mi sono subito riparata ed ho incontrato i vicini di casa. Dopo aver capito la gravità della situazione per aver parlato con i miei amici abbiamo deciso di passare insieme quello che doveva essere un giorno di festa. Prima di andare a casa di un amico che ha la camera di sicurezza, sono voluta passare a vedere il mare: la tayelet era deserta se non per qualche pazzo che si stava facendo il bagno in mare. Le strade completamente vuote, non passano macchine e pochissimi pedoni in giro. L’atmosfera è molto desolante.

Con gli amici la giornata è passata velocemente ma, nonostante qualche risata per stemperare gli animi, la tensione si tagliava a pezzi anche perchè sentivamo i botti dei razzi che venivano colpiti da iron dome.

La sera non sono tornata a casa ed ho dormito con loro ma la mattina tornando a casa per lavorare in smart working o visto i danni causati dai razzi e lo sgomento è aumentato.

(Barbara, anni 28, vive a Tel Aviv)

La giornata di ieri è stata abbastanza calma a Herzlyia con solo due allarmi, segno di recarsi ai rifugi anti bomba, uno alle 6 di mattina e uno verso sera. Abbiamo seguito le linee guida restando chiusi in casa, uscendo solo per recarci al rifugio.

Nonostante al centro del paese siamo stati fortunati, essendo lontano dalla zona dei combattimenti, abbiamo passato la giornata guardando il telegiornale, con il cuore in gola e pregando per i nostri connazionali.

Ho versato tante lacrime inutili e una notte insonne pensando a chi è stato portato vivo a Gaza come ostaggio e non ha passato la notte nel proprio letto come me. Un pensiero va a loro e alle loro famiglie, sperando che si possano riabbracciare presto. Sembra un incubo e ha lasciato tutti molto scossi…

(Barbara, anni 27, vive a Herzlya)

In due parole giornata di m… un’ansia assurda nottata ovviamente in bianco con immagini di terroristi appena chiudevo gli occhi un secondo.

Imprigionata visto che non c’era nessun volo per partire e mettere mia figlia al sicuro…

(Asia, anni 27 vive a Florentine – Tel Aviv)

 

 

 

 

 

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