GLI EVENTI TRAGICI DI INFORTUNI SPESSO MORTALI SUL LAVORO SOLLEVANO NELLA CITTADINANZA E NELLE ISTITUZIONI UN GRANDE SCONFORTO PER L’INSUFFICIENZA DELLE INIZIATIVE CHE DOVREBBERO IMPEDIRLI.
IL COMUNE DI ROMA HA AFFRONTATO IL TEMA IN UN CONVEGNO A CUI PER VISIONEROMA HA PARTECIPATO ANDREA ROSSI
Come aumentare la sicurezza nei cantieri di Roma ? Se ne e’ parlato in Campidoglio giovedì 20 giugno in un incontro tra istituzioni, imprese e sindacati. A fare il punto su ricerca e formazione per la #sicurezza sui luoghi di lavoro, il sindaco Gualtieri, l’assessore ai lavori pubblici Ornella Segnalini, l’assessore alle politiche del personale Andrea Catarci e il segretario UIL di Roma e Lazio Alberto Civica.
Sono inoltre interveniti Nicola Piepoli e Livio Gigliuto dell’Istituto Piepoli; Albino Ruberti, ad di Risorse per Roma; Aldo Isi, ad diANAS; Claudio Cosentino, presidente di Acea Ato 2 e Antonio Ciucci presidente ANCE.
ALCUNI LINK DEL CONVEGNO
ROBERTO ANDREOZZI
“Per quanto riguarda i cantieri e gli APPALTI in edilizia ci vogliono poche regole chiare, trasparenti e semplici :Primo un Registro con punteggio assegnato alle Imprese la cui graduatoria sia fatta in base ad assenza di procedimenti penali e/o amministrativi, numero di dipendenti con professionalità accertate, assenza di casi di infortuni sul lavoro di grave entità, numero infortuni di lieve entità nel corso degli anni,applicazione contratti di lavoro,in regola con contributi previdenziali e contrattuali,certificazioni da parte delle Stazioni Appaltanti di lavori svolti e terminati senza sospesi, cantieri in essere, lavoratori assunti o iscritti all’albo dei Lavoratori Edili e di Cantiere.
Secondo :deve essere istituito l’Albo Nazionale dei lavoratori edili e di cantiere al quale debbono essere iscritti tutti i lavoratori dipendenti e quelli che lo saranno,l’albo fornirà i lavoratori alle imprese presenti nei cantieri.I lavoratori che vogliono lavorare nei cantieri debbono sottoporsi a corsi di riqualificazione o formazione.
Terzo i dipendenti delle imprese nei cantieri, già assunti o da assumere, debbono obbligatoriamente essere registrati nell’Albo su detto.
Tra le clausole per partecipare alle gare deve essere presente la soglia minima dei punti che le imprese debbono avere per partecipare derivante dal Registro di cui sopra.Inoltre per Opere e Cantieri con più tipologie di messa in opera e più imprese contemporaneamente ,deve essere in funzione un team di esperti che ha la responsabilità di verificare ,in base al progetto, la composizione e la corrispondenza di tutta la filiera dei materiali per la messa in opera delle strutture,prefabbricate o no,con una presenza costante e giornaliera nella fase costruttiva!”
ANDREA ROSSI
“Già ci sono tutte queste regole soprattutto per i grandi cantieri. C’è troppa burocrazia contro le imprese ma le morti o i feriti sussistono lo stesso ; quello che manca è il controllo periodico ed è per mancanza di personale ispettivo. E lo stesso vale nelle campagne”
ROBERTO ANDREOZZI
“Non si tratta di regole,ma di un sistema operativo e organismo che funziona solo se è attuato in toto,le regole esistenti non funzionano neanche con un milione di ispettori”.
ANDREA ROSSI
I sistemi operativi ci sono ,i sindacati chiedono più controlli e pene certe. Stop alle gare al massimo ribasso e stop ai sub sub subappalti.Le imprese regolari e strutturate sono penalizzate da questi imprenditori scorretti. Gli ispettori sono pochissimi. Basta leggere i dati Inail “.
Vedi il seguente link.
Si descriveva questo nel 2015 …sono passati 9 anni!
ROBERTO ANDREOZZI
“LA PREVENZIONE E IL RISCHIO DEGLI INFORTUNI E DECESSI SUL LUOGO DI LAVORO, È TALMENTE COMPLESSO CHE NON SI PUÒ RISOLVERE SE NON SI AFFRONTA IN MODO OLISTICO E SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ”.
PIERO SANDULLI
“Il tema della sicurezza nell’espletamento della attività lavorativa richiede la massima attenzione di un legislatore, spesso distratto, e degli Organismi preposti ai controlli che non devono far ascoltare la loro voce il giorno dopo, ma prevenire gli infortuni. Non si può risparmiare sulla sicurezza! E’ necessario anche intervenire sulla cultura della sicurezza per la quale si investe molto poco. Sarebbe auspicabile la introduzione di specifiche qualificazioni di merito per le imprese circa la sicurezza a cui accompagnare delle agevolazioni fiscali. Ovviamente dette agevolazioni potranno essere disposte solo in favore di chi è in regola con il durc. Altro tema è quello dei lavoratori senza permesso di soggiorno. Invero, per tutto il tema della immigrazione, invece di trovate immaginifiche ( come i siti albanesi), è necessaria una drastica semplificazione delle procedure ed un rilevante potenziamento degli uffici preposti al controllo. Il procedimento di concessione del permesso di soggiorno va svolto in tempi rapidi. La mancata autorizzazione in tempo ragionevoli equivale ad una negazione del diritto! .
GIOVANNI MASIA
Sul tema della sicurezza la tecnologia ha fatto importanti passi avanti con soluzioni che segnalano il mancato utilizzo dei dispositivi da parte di personale impegnato in cantiere e indicano comportamenti individuali, quali “uomo a terra”..
CARLO GANDELLI
“Perché continuare a parlare di regolamenti, quando il problema è la costruzione del profitto, sia in edilizia che in agricoltura, sempre la mancanza della politica, per l’edilizia la mancanza di un indirizzo politico nei piani regolatori che sono semplicemente delle spartizioni e che non hanno un obiettivo di bene comune, ma l’unico obiettivo il profitto costruito sullo sfruttamento dela mano d’opera, questo è un discorso generale ma non generico.
Nell’agricoltura i problemi sono gli stessi migliaia di persone lavorano e vengono sfruttati o ricattati da parte dei “ grossisti” che pagano una miseria i raccolti e gestiscono la distribuzione/distruzione
Con camorra, mafia e ndrangheta che si divertono, non solo in agricoltura ma anche in edilizia.
Assente ingiustificata la politica”
ROBERTO PRESSATO
Condivido molte delle considerazioni già espresse e, sulla base anche di esperienze personali (avendo lavorato come project manager in una società di ingegneria del Gruppo Ferrovie dello Stato) ne aggiungo altre, soprattutto focalizzate sugli attori deputati al controllo della Sicurezza. Credo che il quadro normativo offerto dal Testo Unico sulla Sicurezza (DLgs. 81/08 e s.m.i.) sia uno strumento più che adeguato alla gestione della Sicurezza in ambito progettuale e realizzativo per lavori pubblici e privati, individuando ruoli, funzioni, formazione e responsabilità. Peraltro è un quadro in costante aggiornamento (gli ultimi 2 aggiornamenti risalgono al 2021 e al 2023) per far tesoro di nuove esperienze, anche negative, nel frattempo affrontate. Per cui norme, strumenti, funzioni (anche ispettive) ruoli, responsabilità e sanzioni nell’ambito della sicurezza sono ben definiti a mio avviso. Il problema di fondo relativo alla corretta applicazione del Testo Unico, secondo me, e lo dico riferendomi in particolare agli appalti pubblici, oltre all’annosa questione del ribasso d’asta (che “formalmente” non è applicabile agli oneri per la sicurezza inseriti in un appalto, ma nella sostanza poi la Sicurezza ne risente) è quello connesso ai tempi stringenti per la realizzazione di un’opera, che spesso vengono imposti a base di gara per avere certezza che il relativo finanziamento possa essere concesso (ved. ad esempio l’ultimo caso dei fondi PNRR).
Tali tempi spesso diventano un ” capestro” e la Committenza (pur rivestendo spesso anche il ruolo di Responsabile dei Lavori ai sensi del DLgs 81), il Direttore dei Lavori (che dovrebbe fare svolgere il lavoro nei tempi e a regola d’arte) e il CSE (colui che effettua azione di coordinamento tra i soggetti impegnati nella realizzazione e vigila sulla sicurezza in cantiere anche attraverso il supporto di Preposti) si trovano o si sentono “costretti” a trovare scappatoie, a non essere troppo fiscali, ecc., talvolta in contrasto con la propria dentologia professionale o la propria coscienza, in nome dell’obiettivo “sfidante” da raggiungere…chi si ostina ad interpretare in modo più rigido il proprio ruolo, nel tempo viene visto come “un problema” e spesso rimosso per altri incarichi…
In questo scenario le imprese ovviamente non si sentono “ingaggiate” o incalzate sul tema della Sicurezza e spesso succede che l’attuazione dei provvedimenti di Sicurezza si limiti a verbali di coordinamento, scambi reciproci di documentazione tra i vari attori del processo, ma a poca “sostanza”…fino a quando non capita l’incidente e/o l’infortunio. La Sicurezza applicata sui luoghi di lavoro ha sicuramente necessità di costi e tempi adeguati per gli apprestamenti previsti e/o necessari per realizzare quel tipo di opera. Diversamente credo non se ne esca. Ma bisogna avere il coraggio di riconoscere questo limite e decidere cosa valga di più: i soldi, il finanziamento, l’obiettivo temporale o la salute e la vita delle persone? A mio avviso e’ un problema di “sistema”, al di là del punire il singolo caso e stracciarsi di volta in volta le vesti…”.
VISIONEROMA INTENDE CONTINUARE QUESTO DIALOGO TRA I SOCI E GLI AMICI INVITANDO COLORO CHE INTENDONO INTERVENIRE AD INVIARE I LORO INTERVENTI A VISIONEROMA@GMAIL.COM
UN ARTICOLO DI CONCITA DE GREGORIO SU
REPUBBLICA
L’Italia è un paese schiavista, come l’America dello zio Tom. È schiavismo di Stato. Noto, tollerato e ignorato dallo Stato. Muoiono? Pazienza, capita. D’altra parte hanno nomi che non sappiamo pronunciare, sono stranieri che nessuno verrà a rivendicare, clandestini.
Sì, ma le aziende italiane li assumono perché lavorino al nero: per pagare meno e guadagnare di più. Somme che poi non dichiarano. Schiavizzano, ricattano, evadono: lo sappiamo tutti, sono qui da decenni, vivono come bestie a un passo da casa. Le inchieste e le denunce di Alessandro Leogrande, sul caporalato, sono libri pubblicati quasi vent’anni fa. Libri, che noia. Niente su TikTok? Dice: ma ne hai già parlato ieri, e l’altro ieri, e tre giorni fa. Vuoi davvero scrivere per il quarto giorno un altro articolo sullo stesso argomento? Sì, voglio.
Anche quaranta giorni di seguito, o quattrocento. Dice: avrà stancato, stancherà. Stancare in che senso? Libvoglio conoscere ci voglio parlare, con quelli che si stancano. Vi stanchereste voi, se morisse vostra figlia stritolata da una macchina lasciandovi un nipote orfano da crescere? Vi arrendereste dopo due giorni, due anni o venti se morisse vostro figlio diciottenne?
Non credo. Allora provate a metterla così. Fate come se fosse toccato a voi, o potesse toccarvi domattina perché
può. Cosa ci può essere di più importante in un Paese che garantire a tutti un lavoro, e che chi va a lavorare torni a casa la sera, e che la paga sia dignitosa, e che chi si spacca la schiena alle macchine o nei campi abbia casa, un foglio che attesta: questo essere umano esiste, sta producendo un bene che voi consumerete domani, una scatola di pomodori un succo di frutta una cassa di ortaggi che comprerete al supermercato a due soldi e sarete contenti di aver risparmiato, guarda che vantaggio. Ma il vantaggio vostro, nostro, è la schiavitù e sovente la morte di un altro.
La questione è molto semplice ed è questa. L’Italia è un paese schiavista, ripetiamolo. Ma non da oggi, eh? Da decenni. Quindi tacciano pure quelli che dicono: state accusando questo governo. No, no. Tutti i governi che si sono succeduti nel tempo, destra e sinistra, nulla o quasi nulla hanno cambiato. Quelli che dicono: certo i sindacati potevano denunciare. No, no. I sindacati hanno denunciato, è la politica che se ne è fregata.
Quelli che dicono: è stata colpa sua, del morto. Ha commesso una leggerezza, ha attivato una macchina che non doveva. Che vergogna, vergognatevi.
Veramente dite? Veramente pensate che la colpa sia del morto, pagato quattro euro l’ora, portato nel campo insieme a decine di persone su un carro, privato dei documenti, ricattato da un datore di lavoro — un italiano, un imprenditore — che in questo caso, uno fra tanti, denuncia 111 euro di profitto e nove dipendenti?
Ma come è possibile, domando, che se io prendo una multa per ritardo nei pagamenti, per divieto di sosta mi inseguano per anni con maggiorazioni e more e che l’Agenzia delle Entrate, i finanzieri, i controllori non vedano trentamila schiavi nelle baracche che lavoranobnei campi dell’Agro Pontino a un’ora da Roma, dal Vaticano e da Palazzo Chigi, lo sanno tutti che sono lì.
Come mai nessuno va a vedere, una mattina qualsiasi, domani. Fantasmi. Trecentomila in Italia. Di più, molto probabilmente. La famosa sovranità alimentare. La celebre eccellenza italiana: gli schiavi, la fanno, e se muoiono pazienza.
Ora certo. Il caso di un giovane uomo di 31 anni a cui la macchina per coprire con un telo il campo di fragole ha tranciato un braccio — buone le fragole, no? Avete comprato un cestino a buon prezzo di recente? — sia stato scaricato come un rifiuto, il braccio buttato in una cassetta della frutta, tolti i telefoni ai suoi connazionali ugualmente schiavi perché non chiamassero i soccorsi, se no l’azienda poteva patire un
danno. Si poteva salvare, l’hanno ucciso. È anche abbastanza schifoso che alla compagna abbiano dato i documenti solo ora che è vedova. Solo a lei e non agli altri. Sono trentamila, in provincia di Latina: vogliamo dare i documenti a tutti o solo ai parenti di chi muore?
La legge esiste, è stata scritta dopo la morte di Paola Clemente, cercatela su Google. Non la rispetta nessuno. La verità è che lo sanno tutti, che il lavoro agricolo si basa sulla schiavitù degli stranieri. Che fanno un lavoro che nessuno vuole fare, che sperano di avere una vita e un posto, prima o poi, ma qualcuno gli sequestra le carte. Come nei campi di cotone. Qualcuno, italiano, fa soldi tenendoli schiavi. Lo sanno tutti, basterebbe andare a fare un sopralluogo domattina. Che ne dite. Mandiamo qualcuno a controllare o restiamo così: a dire che gli stranieri ci invadono ci rubano il lavoro, a dire che la stirpe italica è da preservare. La stirpe dei sequestratori di telefoni,degli scaricatori di monconi. Un bel bacino elettorale da non disturbare. Bella gente, patrioti.
COMMENTI SULL’ARTICOLO
FEDERICO BARDANZELLU
Un grande ed efficace intervento
LUCIANO CHESINI
Grande,ma sarà purtroppo l’ennesima voce nel deserto
PIERO SANDULLI
Ha ragione la De Gregorio. Il suo articolo conferma che la proposta di ieri, che ho suggerito per una ipotesi da cavalcare da Visioneroma e’ la via giusta per affrontare il questa delicata questione e per non nascondere la testa nella sabbia!