ROMA E LA BUONA CUCINA DI GIANFRANCO PICCIONI
Il cibo e la ”Commare Secca”
La commare secca ( Belli sonetto 1833, film Pasolini/Bertolucci 1962) «… e già la Commaraccia secca de strada Giulia arza er rampino».
del Dott. Gianfranco Piccioni, Responsabile Visioneroma Ambiente Salute e Alimentazione
Perché la commare secca: Il cibo è una delle due attività dei Sapiens (da leggere l’interessante opera del professore di Antropologia del Cibo dell’Università Roma 2, Ernesto Di Renzo “A Proposito del Gusto, Interferenze”, Cinquesensi editore) preposta al mantenimento della specie molto carica di contenuti simbolici.
I sapiens hanno un bagaglio simbolico che rinvio all’opera succitata, ma il cibo serve a tenere lontana, per quanto possibile, la commare di Via Giulia. (*)
(*) La commare secca è la morte, e in prossimità dell’arco di Via Giulia c’è la Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte dove, ancora all’epoca del Belli, era attivissima un’arciconfraternita che si occupava di dare sepoltura ai morti trovati nelle campagne romane.
ROMA E I CONSUMI DI CARNE
La denutrizione, ha rappresentato una piaga per lo Stato postunitario, nel decennio 1871 – 1880 vedeva i consumi di carne, indicatore principale del giusto apporto proteico, nella penisola attestarsi sui 15 chilogrammi pro-capite/anno di cui un terzo di bovino. Con l’articolazione dei consumi che vedeva Roma al vertice del consumo con 30 kg. e la Sicilia con 7 kg.
La Roma dei consumi di carne, grazie alle coorti religiose e laiche, ha sempre consumato carne più di altre città.
Infatti, perché la cucina della tradizione romana della carne è cosi antica e moderna al tempo stesso?
Gli animali sono convenzionalmente divisi in quarti, due anteriori e due posteriori e hanno nel quinto quarto tutti gli scarti della macellazione, da buttare.
Ma a Roma è avvenuta una innovazione di successo che infatti si è trasformata in tradizione, i quattro/quarti al Papa, ai re e ai nobili, il quinto/quarto al popolo, vedi il precedente articolo su visioneroma.
Nulla andava perso.
Ora la Commare va tenuta il più possibile lontana, con uno stile di vita adeguato a mantenere il benessere secondo le indicazioni europee.
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_21_4826
GLI ITALIANI, OBESITA’ E SOVRAPPESO
Come italiani abbiamo notevoli riconoscimenti internazionali, al riguardo, con gli attuali 75 chilogrammi di carne pro-capite/anno, siamo nelle statistiche europee, nei gradienti medio bassi, stessa considerazione per obesità e sovrappeso rispettivamente sotto il 10% e il 35%.
Le indicazioni sanitarie in tema di alimentazione vanno tenute in gran conto, senza estremizzazioni spesso di natura ideologica.
IL PIANO DEL CIBO
Il 25 Marzo 2022 per sviluppare il “Piano del Cibo”, si sono insediati a Roma i tavoli con i previsti tavoli di approfondimento tematico e i 14 membri incaricati di coordinare i tavoli.
L’assessora capitolina all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti, Sabrina Alfonsi, e il Presidente della Commissione Ambiente dell’Assemblea Capitolina, Giammarco Palmieri, possono dichiarare: “..Grazie a un percorso di ascolto durato un mese, con le decine di associazioni che hanno animato la prima convocazione del Consiglio del Cibo dello scorso 23 febbraio, ieri abbiamo individuato e incontrato le 14 persone ,2 per tavolo, chiamate ad animare i 7 gruppi di lavoro che contribuiranno alla stesura del Piano del cibo per la citta di Roma”, in esecuzione delle Linee Guida della Deliberazione A.C. n.38 del 2021) (nota 1.).
- I° tavolo, dovrà occuparsi della governance, e sarà coordinato da Emma Amiconi e Susanna Spafford
- II° tavolo, Accesso alle risorse, produzione locale e agroecologia, sarà Coordinato da Giacomo Lepri e da Andrea Virgili.
- III° tavolo, mercati, cibo locale e logistica vedrà coinvolti Giuseppe Casu e Francesco Panie.
- IV° tavolo, Economia solidale e filiere alternative. Coordinato da Gabriella D’Amico e Marino D’Angelo
- V° tavolo, Contrasto allo spreco e alla povertà alimentare. Coordinato da Eugenia Aguilare e Giulia Di Gregorio
- VI° tavolo Ristorazione scolastica, collettiva ed educazione alimentare. Coordinato da Barbara Piccininni, e Paolo Venezia
- VII° tavolo, Ristorazione, cultura gastronomica ed eventi. Coordinato da Ernesto Di Renzo e Marco Morello.
Per Visioneroma, ho partecipato ai lavori dei tavoli 1,3 e 7, ricavandone moltissime suggestioni e la bella sensazione di un’intelligenza collettiva (nota 2), partecipare dall’interno all’opera che mobilita le competenze prima ancora di identificarle e accresce il coinvolgimento individuale nel progetto collettivo del “Piano del Cibo”.
Ben si adatta “lo stato nascente” di queste settimane con l’idea del Consiglio del Cibo come organo composto da soggetti rappresentativi dei cittadini, delle Istituzioni pubbliche, delle Associazioni e di tutti gli attori del sistema agroalimentare con il compito di realizzare la Politica del Cibo di Roma Capitale, di proporre all’Amministrazione le politiche, progetti e idee innovative, di coinvolgere e stimolare la comunità locale in percorsi volti all’implementazione del Piano del Cibo.
Il lavoro svolto dai coordinatori, che va precisato è tutto basato su volontariato, è stato ottimo.
OSSERVAZIONI E PROPOSTE DI VISIONEROMA
TAVOLO N.1 :LA GOVERNANCE DEL CONSIGLIO DEL CIBO
Nel tavolo di approfondimento Governance è stato elaborato un regolamento di cui l’unico elemento che non condividiamo è l’impostazione del tavolo del cibo costituito da associazioni con numero contingentato di circa cinquanta membri, che votano i provvedimenti.
Il meccanismo individuato di auto candidatura e selezione ex post è troppo a rischi conflitti.
La forma di partecipazione popolare della “consulta” deve essere più libera e integrare in modo organico i “decisori politici”. Va evitata la frustrazione popolare che “noi stiamo a parlare e proporre mentre loro fanno sempre come vogliono senza trasformare in azioni concrete il nostro lavoro”
In merito , personalmente vagheggiavo l’idea una governance libera, un fluire di proposte in cui, come nelle Comunità Scientifiche, progetti e successive valutazioni si confrontavano con logicità, coerenza e competenza degli attori. (il regolamento dovrebbe venire dopo l’accordo sul modello).
Noi proponiamo una governance sommariamente così strutturata:
- La Consulta è libertà assoluta per tutti/e associazioni, università, filiere, ecc. di proposta; analisi o contributo, senza steccati, peso preventivo, ecc. (schedulazione delle modalità su format strutturati ad esempio, come ha suggerito il prof. Davide Marino, con le metodologie VAS e VIA)
- Gestione amministrativa SPQR: Assessore con delega specifica sul “Piano del Cibo” che coordina altri assessori sviluppando la partecipazione (come nella Giunta Rutelli in cui l’assessore Tocci svolgeva, con il coordinamento “Armonia”, il ruolo di primus inter pares).
- Ufficio del cibo: a) raccolta ed elaborazione delle proposte; b) controllo dell’impatto della regolazione; c) controllo con indicatori che misurino l’efficacia delle politiche (vedi il modello di Milano del Piano del Cibo con il supporto tecnico di CARIPLO) .
- Presidenza come l’attuale; Presidente della Commissione Ambiente Giammarco Palmieri, ma con più forza di coordinamento. (Presidenti della commissione Ambiente, Attività Produttive e Turismo.
- Fiera del cibo, quattro volte all’anno; fare un bilancio del lavoro svolto, della formazione, degli eventi tutti coinvolti in uno ”spazio/contributo”.
Infine nel Tavolo 3, sui mercati, ci si muova sulla traccia degli studi di Francesco Paniè del 2018, “Magna Roma”, una indagine sulla crisi dei mercati della Capitale e Daniela Patti del 2019 con “Il rilancio dei mercati”. Si rende necessaria una modifica dei regolamenti e della forma gestionale, ora troppo rigida e burocratica.
TAVOLO N. 7 LA PROPOSTA DI VISIONEROMA: ROMA NELLA RETE UNESCO DELLE CITTA’ CREATIVE PER LA GASTRONOMIA
Nel Tavolo 7 Visioneroma ha dato la disponibilità a collaborare per far designare Roma nella Rete UNESCO delle Città Creative per la Gastronomia.
Ma andrebbe evitato quello che successe con la nomina, di Roma, a Città Creativa per il Cinema.
Infatti, la Rete delle Città Creative ha tra i suoi obiettivi di funzionare come laboratorio di idee e di esperienze innovative intese a capitalizzare il potenziale di cultura e creatività per lo sviluppo urbano sostenibile. Roma è già nella rete UNESCO per il Cinema dal 2015 (nota 3). Ma nel 2017 si è rilevata l’assenza della gestione dell’amministrazione di questo importante traguardo.(nota 4). A suo tempo l’assenza dell’assessore alla Cultura alla festa del cinema successiva al riconoscimento UNESCO fa scalpore.
Del resto come rilevato da molti studiosi (vedi il libro di Mario Rossi presentato in Visioneroma) la classe dirigente romana ha la cattiva abitudine (che speriamo con la nuova amministrazione cessi) di non portare avanti i progetti delle amministrazioni precedenti, ma semmai le affossa, differenza sostanziale con Milano.
Altro progetto in sviluppo nel tavolo 7, di grande interesse, è il “Marchio Ombrello,” disciplinare che premi la filiera di cui la cucina romanesca è l’ultimo tassello, ma con il controllo pubblico che certifichi la sostenibilità, il km0, la riduzione dei consumi di produzione. Il modello di riferimento sono analoghe iniziative delle regioni Emilia Romagna e Toscana.
I LIMITI DA SUPERARE
L’argomento cibo continua ad essere disperso in miriade di uffici, associazioni e attori disparati tutti competenti e desiderosi di aiutare Roma, ma anche di essere protagonisti di proposte ed iniziative.
Il tentativo estremamente coraggioso di questa amministrazione di coordinare ed integrare con il Tavolo del Cibo tutti gli attori non sempre risulta efficace.
Segnalo le iniziative prestigiose degli ultimo due mesi, a protezione e miglioramento della cucina romana la prima della Confcommercio del 1 aprile u.s. (nota 5) la seconda della scorsa settimana la proposta dei Presidenti della Commissioni Attività Produttive e Turismo sulle strade, street food municipali. (nota 6).
Tutte interessanti, ma ognuno segue una sua strada!
E spesso però tutte le buone intenzioni per proteggere e valorizzare la cucina romanesca si fermano dopo “la prima curva”.
Vedi i risultati nel tempo di tutti i tentativi di protezione. Da sentire, l’intervista all’Assessore alle attività Produttive della Giunta Rutelli Claudio Minelli. (nota 7)
Nel 1994 l’assessore ha posto, con la deliberazione CC n.94 del 1994, in atto delle soluzioni intelligenti e organiche ai problemi, aimè, ancora vivi nella ristorazione, come i menù totalmente differenti, uno per turisti e uno per i romani e altre distorsioni del mercato della ristorazione.
PER RIASSUMERE, CHE FARE?
Il tavolo del Cibo e la Food Policy rappresentano una occasione unica per proporre un progetto unitario e condiviso in cui inserire i contributi di tutti gli attori.
Serve una amministrazione dialogante e decisa nell’esecuzione delle politiche.
Incentivi pubblici che premino le buone pratiche.
Controlli efficaci e non affidati, come diceva Totò, a caporali.
Roma nella Rete Unesco delle città creative per la Gastronomia.
Ed infine promuovere, presso le piattaforme private che si occupano di reputazione della ristorazione romana, un super indice in cui il pubblico e i privati turisti e cittadini con le loro stelline rendano non più convenienti le “furbate” dei disonesti della filiera.
Gianfranco Piccioni
Note:
- L’Assemblea Capitolina (38/2021) identifica, fra gli indirizzi sui quali concentrare l’azione della propria Politica del Cibo, i seguenti punti:
- garantire l’accesso alle risorse primarie per la produzione agricola, in primis la terra, l’acqua e l’agro-biodiversità, al fine di promuovere la nascita di nuove imprese agricole, nel rispetto delle pari opportunità;
- promuovere l’agricoltura sostenibile orientando azioni di intervento verso il sostegno all’agricoltura biologica e all’agroecologia, escludendo l’utilizzo di ogni tipo di pesticida;
- promuovere le diverse tipologie di filiera corta (farmer’s market, gruppi di acquisto solidale, community-supported agriculture e aziende agricole che effettuano la vendita diretta) e la presenza degli agricoltori diretti all’interno dei mercati rionali;
- agire sui rapporti città-campagna favorendo l’approvvigionamento di prossimità;
- promuovere le specificità territoriali legate al cibo e al territorio, rafforzando i sistemi di etichettatura territoriale quali la Denominazione di Origine Comunale (De.C.O.) o Municipale (D.O.M.), nonché sperimentando sistemi di tracciabilità della filiera con la collaborazione dell’Agrocamera (già Azienda Romana Mercati) ed in sinergia con il Centro Agroalimentare Roma;
- ridurre drasticamente gli sprechi alimentari in tutte le fasi della filiera, sia con un’opera di prevenzione, sia attraverso il sostegno alle iniziative di recupero e la redistribuzione delle eccedenze, in modo da favorire l’accesso al cibo da parte delle fasce sociali più deboli;
- promuovere, in particolare nei contesti urbani e periurbani, tutte le forme di multifunzionalità, sia quelle a maggiore valenza sociale (inserimento persone svantaggiate, “dopo di noi”, agricoltura terapeutica, agri-nido), sia quelle a maggiore valenza economica come l’agriturismo;
- promuovere un maggiore livello di consapevolezza dei cittadini rispetto alle questioni del cibo dell’agricoltura e del territorio attraverso un piano di educazione alimentare e ambientale che parta dalle scuole, dal sistema delle aree protette e dalla rete degli orti urbani;
- contrastare il consumo di suolo e affrontare altri fenomeni di degrado della terra (impermeabilizzazione, dissesto, erosione, compattamento, perdita di sostanza organica, salinizzazione e desertificazione);
- riconoscere la funzione degli agroecosistemi come elementi centrali delle infrastrutture verdi e quantificare i servizi forniti dal sistema agricolo, favorendo l’integrazione di questi valori nei processi di pianificazione e gestione del territorio e del paesaggio.
- incentivare la formazione di una coscienza alimentare che consenta ai bambini e ai giovani, ma anche alle loro famiglie, di contestualizzare il rapporto con il cibo in un ambito globale, che metta in relazione i cittadini romani con il territorio circostante e le sue tradizioni, nonché con altre zone del mondo e popolazioni lontane che, tramite i cibi di cui si nutrono, rendono evidente l’unicità delle risorse naturali e la comune responsabilità nel loro uso.
- sostenere forme progettuali di live-marketing di vicinato, introducendo uno spazio dedicato nel Portale di Roma Capitale dove commercianti e clienti, a seguito di registrazione, possano interagire quotidianamente e addivenire ad un accordo utile allo smaltimento delle merci alimentari non utilizzabili nei giorni successivi, ad un prezzo equo, vantaggioso e garantito.
- L’ideale dell’intelligenza collettiva implica la valorizzazione tecnica, economica, giuridica e umana di un’intelligenza distribuita ovunque, al fine di innescare una dinamica positiva di riconoscimento e di mobilitazione delle competenze. “L’intelligenza collettiva è come un reticolo policentrico di intelligenze, tutte in relazione tra loro, che coopererebbero nella costruzione di un sapere di tutti e di ciascuno”4. Questo progetto comporta un nuovo umanesimo che include e amplia il “conosci te stesso” in direzione di “impariamo a conoscerci per pensare insieme”5, si passa dal “cogito” cartesiano al “cogitamus”. Si costituirebbe un’agorà fondata sullo scambio di informazioni e competenze, per aiutare a gestirsi nel flusso di saperi diversi, sulla discussione collettiva di attività, informazioni, avvenimenti, per la costruzione sociale di P. Lévy, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, Milano 2002.
- Roma Citta Creativa UNESCO la sintesi in un articolo del Sole 24 h, di dicembre 2015: E oggi, (16 ottobre 2015) alle Terme di Diocleziano a Roma, è stato presentato pubblicamente il progetto della candidatura di Roma a città creativa dell’Unesco per il cinema: l’incontro è stato promosso dalla Fondazione Cinema per Roma, in collaborazione con Roma Capitale e Istituto Luce Cinecittà, e si è svolto nell’ambito della Festa del Cinema di Roma e della prima edizione del MIA – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo (iniziativa realizzata da Anica-Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche, APT-Associazione Produttori Televisivi, Fondazione Cinema per Roma, Associazione Documentaristi Italiani, 16 – 20 ottobre 2015 a Roma, con la direzione di Lucia Milazzotto). Il progetto di candidatura è partito nell’ottobre 2014 su impulso di Roma Capitale-Assessorato alla Cultura e allo Sport, in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà e con il consenso di tre centri che fanno già parte del network Unesco di città creative: Buenos Aires (Argentina) per il design, Bologna (Italia) per la musica, Fabriano (Italia) per l’area crafts and folk art. Nel luglio 2015, la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ha candidato Roma nel network Unesco delle città creative (finora, sessantanove città di trentadue paesi) nella sezione del cinema. La valutazione finale sarà resa pubblica dall’Unesco l’11 dicembre 2015 a Parigi.
Per chi si occupa di cinema e politiche culturali, non sono mancati gli spunti di riflessione.
Roberto Cicutto (presidente e AD di Istituto Luce Cinecittà), ha dichiarato: “Attraverso il tax credit, ieri il ministro Franceschini ha aumentato il finanziamento al settore cinematografico. Si vince insieme, e innovando“.
Giovanna Marinelli, assessore alla Cultura e allo Sport di Roma Capitale, ha affermato: “Questa candidatura al network delle città creative dell’Unesco è un treno che ci può portare lontano“.
Successivamente, è intervenuta Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo, dichiarando: “Sostengo fortemente questa candidatura, ma bisogna imparare ad essere più forti sui mercati esteri e bisogna capire in quale scenario si muoverà il cinema nel futuro. Ritengo indispensabile la creazione di un osservatorio professionale sul cinema, con grande attenzione anche alle attività di formazione delle nuove generazioni di cineasti“.
Nel suo intervento, Daniele Pittèri, esperto in politiche culturali e attualmente Commissario della Fondazione Forum Universale delle Culture di Napoli, ha affermato: “Per costruire una città creativa, non bisogna ragionare soltanto sulle attività culturali, ma bisogna lavorare anche sull’economia, sul lavoro, sull’energia, sull’inclusione sociale. Le città stanno diventando sempre più grandi, e all’interno degli agglomerati urbani si sviluppano anche altre ‘città’. Nel giro di un quinquennio, nelle nostre città avremo la convivenza della generazione dei baby boomers con quella dei millennials, e si tratta di due generazioni con culture ed esigenze diverse, ad esempio gli ultrasessantenni con disponibilità economica diventeranno sempre più dei turisti in cerca di nuovi viaggi. A Roma e in generale in Italia, c’è la necessità di riportare la cultura nella vita quotidiana: se si vuole davvero migliorare il territorio, bisogna A Roma e in generale in Italia, c’è la necessità di riportare la cultura nella vita quotidiana: se si vuole davvero migliorare il territorio, bisogna pensare prima a chi ci vive stabilmente, e dopo ragionare sull’attrattività turistica. Le culture locali possono essere anche motore di innovazione. Tra le forme di creatività contemporanea, il cinema può essere la più trasversale alle generazioni e può fungere da collante fra le altre discipline creative“. - Articolo di Cinecittà news del 31 ottobre 2017: Roma città del cinema Unesco, un importante traguardo (e punto di partenza) raggiunto l’11 dicembre 2015 grazie all’impegno congiunto di Roma Capitale, Fondazione Cinema per Roma e Istituto Luce Cinecittà. Ma all’attuale amministrazione capitolina la cosa sembra non interessare più di tanto. Almeno a giudicare dalla vistosa assenza dei rappresentanti del Comune ai Cinedays di Rome City of Film che si svolti stamane presso il Maxxi. La cosa è stata sottolineata in particolare da Felice Laudadio, presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale. “Il Comune di Roma è l’interlocutore principale con il quale dobbiamo misurarci perché le politiche culturali diventino realtà. Eppure nel panel di oggi noto l’assenza di Luca Bergamo, questo mi stupisce e mi preoccupa”, ha detto Laudadio. Chiedendo per l’immediato futuro un tavolo operativo con le istituzioni del cinema presenti alla tavola rotonda insieme al Comune, alla Regione e al governo. “Luca Bergamo, quando non era ancora vicesindaco, mi disse che stava pensando a creare un sistema cinema su Roma, ma la promessa non si è ancora concretizzata”, ha aggiunto Laudadio polemico.
All’incontro, organizzato da Lucio Argano e introdotto da Piera Detassis e Antonio Monda in rappresentanza della Festa, hanno preso parte i maggiori rappresentanti di un sistema che concorda nel chiedere una regia unica. Roberto Cicutto, presidente e AD di Istituto Luce Cinecittà, ha ricordato che la società di via Tuscolana conserva il più importante archivio storico italiano, già iscritto nel registro Unesco, oltre ad occuparsi della promozione del cinema italiano storico e contemporaneo, di concerto con le varie associazioni di categoria, l’Ice, il Mise, i produttori. Inoltre dal 3 luglio anche gli Studios sono stati inglobati nella società pubblica. “Con le attività dei teatri di posa ci arricchiamo di un altro momento di giustificata presenza in questo network delle istituzioni cinematografiche romane. Il fatto di combinare attività pubbliche e industriali crea un meccanismo virtuoso che ci porta ad essere uno dei protagonisti. In più stiamo lavorando alla nascita del MIAC Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema che più che un museo in senso tradizionale sarà un laboratorio permanente. Avremo bisogno di partner come il Centro Sperimentale per fare formazione, perché puntiamo a creare un Erasmus dei mestieri del cinema ospitando a Roma studenti da tutto il mondo”. Per Cicutto occorre “far fare un passo avanti a chi verrà dopo di noi: i nostri interlocutori, su questi temi, devono essere anche l’Unesco e le altre città creative”.
Francesco Rutelli, presidente Anica, ha sottolineato il paradosso dell’Unesco “in crescita per il brand ma in crisi politica verticale, visto che non riesce a risolvere alcun problema quando vi siano reali conflitti sulla cultura e l’identità, come è accaduto per la spianata delle moschee a Gerusalemme. Roma – ha aggiunto Rutelli – non ha bisogno di questo brand Unesco per essere riconosciuta come capitale mondiale della cultura e del cinema. Le istituzioni pubbliche devono dialogare, ma non lo fanno. Il Comune è titolare di questo mandato, la Regione come legislatore ha promosso una legge sulle attività creative importantissima in via di approvazione. Allora l’incontro di stamattina è utile in quanto richiama le istituzioni al loro compito di regia”. E l’ex sindaco di Roma ha auspicato anche un dialogo tra i mondi del fumetto, dell’animazione e dei videogiochi, tutti molto forti e presenti nella Capitale. Luciano Sovena, presidente Fondazione Roma Lazio Film Commission, ha sottolineato l’impegno (anche economico) della Regione Lazio: “Stiamo già attuando il piano d’azione richiesto dall’Unesco in vari punti. Quello che manca sono le sinergietra noi”. Per Giorgio Gosetti, in rappresentanza oltre che della Casa del Cinema anche dell’AFIC, l’associazione dei festival italiani, “Roma ha una miriade di festival, dopo Milano è la città italiana con il maggior numero di manifestazioni, perciò abbiamo chiesto alla Regione Lazio e al Comune di creare un sistema organizzato. La Festa del Cinema con le sue attività permanenti potrebbe diventare polo di attrazione per tutte queste rassegne, ovviamente senza fagocitare le singole realtà. Forse il sostegno Unesco può aiutare a uscire dal pressappochismo”.
Giancarlo Leone, presidente Apt, ha ribadito la mancanza di punti di riferimento a livello di amministrazione locale. “Gli interventi legislativi degli ultimi anni hanno avuto al centro gli interessi dell’audiovisivo, in particolare la legge Franceschini, con una lungimirante visione del tax credit, dà prospettive di crescita a tutto il settore che deve puntare anche sulla serialità e non solo sul cinema”. Infine Piera Detassis, presidente della Fondazione Cinema per Roma, si è augurata che Rome City of Film diventi un brand che appaia sui film che passano alla Festa.
Nel dicembre 2015 Roma è stata designata Rome City of Film – città creativa del network Unesco, riconoscendo così la distintiva vocazione, identità creativa e realtà economico-professionale della Capitale. Roma è andata così ad aggiungersi alle attuali 116 città creative Unesco di 54 Paesi e condivide il cluster ‘city of film’, assieme a Bradford (Gran Bretagna), Sidney (Australia), Galway (Irlanda), Sofia (Bulgaria), Busan (Corea del Sud), Bitola (Macedonia) e Santos (Brasile), con le quali ha attivato iniziative e scambi. Alla Fondazione Cinema per Roma è stato dato da Roma Capitale il ruolo di ente attuatore del progetto.
E proprio oggi altre quattro città italiane hanno ottenuto il riconoscimento Unesco. Alba città creativa per la gastronomia; Carrara città creativa per l’artigianato; Milano città creativa per la letteratura; Pesaro città creativa per la musica. “Sono orgoglioso di questi riconoscimenti – ha detto il ministro Dario Franceschini – che contribuiranno allo sviluppo culturale e turistico di queste città favorendone la sostenibilità e le politiche di sviluppo”. - Tutelare la cucina romanesca per tutelare Roma. E’ l’intento di Fipe Confcommercio Roma, grazie al contributo della Camera di commercio di Roma, che ieri ha presentato un riconoscimento che verrà dato ai ristoranti che si raccontano, si dal loro menù, come tipicamente romani. Per ottenerlo bisognerà rispettare delle regole stringenti, non rispettando le quali non si avrà la certificazione.
Le regole
Fra le caratteristiche richieste c’è un menù che deve presentare un numero minimo di piatti della cucina romana con almeno 3 antipasti, 5 primi, 5 secondi, 3 contorni, 3 dessert. Inoltre si chiede anche di utilizzare prodotti tradizionali e a marchio DOP, IGP e SGT della regione Lazio.
“La cucina romanesca è una cosa seria”
“La cucina romanesca è una cosa seria, non è una cucina improvvisata, è della nostra tradizione e quindi va mantenuta e tutelata”, ha commentato il commissario straordinario di Confcommercio Roma Pier Andrea Chevallard. “Questo è un progetto per il futuro ad alto contenuto innovativo. È la volontà dei ristoratori romani che valorizzano la tradizione, la qualità, l’autenticità di mettersi insieme per generare uno strumento per tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla cucina romana”.
“Basta cibi precotti”
Entra nello specifico il presidente della Camera di commercio di Roma Lorenzo Tagliavanti secondo il quale “è inaccettabile che al centro di Roma si servano cibi precotti: la Capitale custodisce un grande patrimonio in termine di qualità del cibo”. Altrettanto inaccettabile è la figura dei “butta dentro” ai ristoranti, il personale che ti invita ad entrare nel locale chiamando il turista dal marciapiede con il menù turistico in mano. “È una figura della quale Roma non ha bisogno”, ribadisce Tagliavanti.
Per il presidente della Camera di commercio di Roma si tratta di due piccoli ma importanti accorgimenti soprattutto in vista del “Giubileo 2025, per il rilancio della Capitale dopo due anni di pandemia. Non dobbiamo tornare a prima del Covid, ma essere migliori di prima”.
La presentazione
L’iniziativa è stata presentata ieri mattina negli spazi del ristorante Angelino ai Fori alla presenza di Pier Andrea Chevallard, commissario Confcommercio Roma, Lorenzo Tagliavanti, presidente Camera di Commercio di Roma, Monica Lucarelli, assessore alle attività produttive e pari opportunità di Roma Capitale, Alessandro Onorato, assessore ai grandi eventi, sport e turismo di Roma Capitale, Sergio Paolantoni, presidente Fipe Confcommercio di Roma e Luciano Sbraga, vice direttore Fipe Confcommercio Roma.
Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio di Roma: “Uno degli elementi importanti di Roma è il cibo, e i ristoratori sono i guardiani del cibo, soprattutto per quei turisti che vogliono venire a Roma a vedere i nostri monumenti, conoscere la nostra cultura, i nostri spettacoli ma vogliono anche mangiare da noi. Il cibo ha la capacità di comunicare”.
Il legame food turismo è ribadito anche da Alessandro Onorato, assessore capitolino al turismo, sport e grandi eventi: “È un progetto importante perché vuole investire su ciò che deve essere la qualità. Per fortuna fra i turisti e i cittadini c’è una fortissima consapevolezza nella ricerca di una qualità sempre migliore. Questo progetto va in questa direzione. Il food è un asse fondamentale e il food romano è il primo nel mondo, insieme allo straordinario patrimonio monumentale e archeologico sono gli asset su cui dobbiamo investire pesantemente favorendo anche tanti altri settori penso, ad esempio, al congressuale”.
Gli fa eco Monica Lucarelli, assessora alle attività produttive di Roma Capitale: “Oggi dobbiamo sforzarci come amministrazione di portare innovazione e proposte al territorio. Le imprese sono quelle che generano Pil e dobbiamo supportarle. Uno dei progetti sui quali stiamo lavorando e che abbiamo trovato in cantiere dalle amministrazioni precedenti è la costituzione del marchio ‘Qualità Roma’ per dare visibilità a tutte le imprese”.